A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a a Roma
Capita a molti di noi di pensare e ripensare in merito agli eventi della nostra vita che ci preoccupano. Ma preoccuparsi in maniera eccessiva fa più male che bene. Chi soffre di “preoccupazione cronica” ha l’errata percezione che il suo continuo “rimurginare” sulle stesse cose gli permetta di risolvere i problemi e provvedere al futuro. Al contrario però, questo meccanismo non si rivela efficace poiché gli schemi di pensiero ricorrenti ostacolano l’elaborazione cognitiva e causano un eccesso di stimolazione delle aree celebrali. L’estrema “vigilanza” rende il corpo e la mente non in grado di affrontare difficoltà e tensioni nel modo giusto.
L’eccessiva inquietudine è tipica di tutti i disturbi d’ansia, in particolare di quello che chiamiamo disturbo d’ansia generalizzato. Si tratta di un disturbo che interessa il 5% della popolazione italiana, circa tre milioni di persone.
La quarta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV) definisce il disturbo d’ansia generalizzato come un’ansia o preoccupazione eccessiva riguardo numerosi eventi o attività per la maggior parte del tempo durante un periodo di almeno 6 mesi. La preoccupazione è difficile da controllare ed è associata a sintomi somatici quali tensione muscolare, irritabilità, difficoltà legate al sonno e irrequietezza. L’ansia non è provocata dall’uso di sostanze o da una condizione medica generale e non si manifesta solo durante un episodio di disturbo dell’umore o psichiatrico. L’ansia è difficile da controllare, è causa di disagio soggettivo e provoca limitazioni in aree importanti dell’esistenza della persona.
Dunque il preoccuparsi eccessivamente non aiuta la persona, anzi. Ma perché molte persone utilizzano questo meccanismo? Essenzialmente perchè i preoccupati cronici vedono il mondo come un posto insicuro e vogliono combattere questo senso di incertezza. Chi si preoccupa in maniera eccessiva ha la sensazione che rimurginare sulla situazione gli dia questo controllo e tende ad evitare le situazioni su cui non ha potere.
Ma cercare in maniera esagerata di stare al posto di comando dei propri pensieri è una cosa che può rivolgersi contro il soggetto: le ricerche dimostrano che quanto più indugiamo sui pensieri negativi e più i relativi pericoli ci sembrano reali e continuano a ripresentarsi nella nostra testa, a volte in maniera incontrollabile.
Rimurginiamo quando un determinato pensiero ha bisogno di essere ascoltato ripetutamente, al fine di farci risolvere una situazione che riteniamo spinosa. Il pensiero chiede attenzione e assorbe concentrazione e serenità. Possiamo così illuderci di avere un miglior padroneggiamento della situazione, mentre in realtà finiamo per perdere il controllo di questo “treno di pensieri”. Ciò ci comporta lo sforzo di evitare quel pensiero, ma l’evitamento aumenta l’isolamento sociale e la procrastinazione della richiesta d’aiuto può pertanto peggiorare la prognosi, mantenendo attivo il problema e facendolo crescere.
La preoccupazione cronica disturba dunque la mente ma anche il corpo, in quanto il continuo rimurginare ostacola la capacità delle persone di reagire fisicamente al pericolo attivando l’attività del sistema nervoso parasimpatico. Quando funziona nel modo giusto questa parte del sistema nervoso tranquillizza il corpo durante il processo di recupero da un’esperienza stressante.
Ecco dunque che i preoccupati cronici vanno incontro a problemi di salute e a sintomi somatici quali tensione muscolare, irritabilità, difficoltà legate al sonno e irrequietezza.
Cosa possiamo fare se siamo preoccupati cronici?
Eccovi qualche breve suggerimento:
– Imparate a distinguere le preoccupazioni produttive da quelle improduttive: In primis stabilite se le vostre preoccupazioni sono utili a farvi trovare soluzioni pratiche ai vostri dilemmi. Se la risposta è si queste preoccupazioni potrebbero essere costruttive. Scrivete dunque una lista di cose da fare che elenchi i passi da compiere per cominciare a risolvere il problema. Se la risposta è no, queste preoccupazioni non vi servono a niente, usate dunque qualche tecnica elencata di seguito per affrontarle.
– Stabilire un appuntamento fisso con le vostre preoccupazioni: prendete nota di quali sono le vostre preoccupazioni inutili durante la giornata e stabilite di dedicare una parte della giornata (per esempio dalle 17.00 alle 17.30 del pomeriggio) a riflettere su di esse. Quando arriverà l’ora stabilita magari scoprirete che queste preoccupazioni non vi toccano più. In ogni caso provate a circostanziare le preoccupazioni inutili all’interno dello spazio di tempo prestabilito.
– Siate consapevoli e presenti: la consapevolezza, una tecnica basata sugli insegnamenti del Buddhismo, consiglia di restare nel momento presente e sperimentare tutte le emozioni che si presentano, anche quelle negative. Possiamo essere consapevoli in tutti i momenti della giornata, mentre siamo profondamente immersi nella nostra canzone preferita o durante una conversazione tra amici. Provate a vivere nel presente magari imparando qualche tecnica di respirazione e o rilassamento; questo allenamento si rivela fondamentale per chi soffre di ansia generalizzata in quanto permette alla persona di vivere il momento presente senza essere continuamente catturata dalle preoccupazioni sul futuro.
– Ripensate alle preoccupazioni passate: ripensando alle preoccupazioni del passato magari noterete che fate fatica a ricordarvene, questo indica o che non si sono mai avverate o che siete riusciti a fronteggiarle prima e poi a dimenticarle.
-Quando non riuscite da soli a gestire la vostra ansia rivolgetevi a uno psicologo psicoterapeuta che vi permetterà di individuare le modalità più funzionali per gestire il vostro disagio
Riferimenti bibliografici:
“Preoccupati cronici” Articolo a cura di Victoria Stern, in “Mente & Cervello”, N.63, Anno VIII, Marzo 2010
Anna Rita says:
Soffrire di preoccupazioni croniche in realta’ e’ come navigare su un battello che fa acqua da una falla affannandosi a toglierla con un secchio per ributtarla in mare………e’ tutto piu’ faticoso.E’ uno spreco di energia..eppure capita di rimanere invischiati in un meccanismo malsano di rimugiio inutile e dannoso da cui sembra difficile uscire.Utile allora riflettere su cio’ che sta accadendoe prenderne coscienza.