Malati d’amore: le trappole della dipendenza affettiva

love-addiction.jpgA cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma

 

E’possibile dipendere da una persona come se questa fosse una droga? La risposta è si. Infatti, quando l’amore si trasforma in un ossessione che travolge e fa soffrire, non parliamo più di amore ma di “dipendenza affettiva”. La love addiction – come la chiamano gli anglosassoni – altro non è che una patologia del sentimento e del comportamento amoroso e, nel mondo contemporaneo, è sempre più diffusa.

E’ assolutamente normale che in una relazione, in particolare durante la fase dell’innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza e fusione ma questo desiderio, con lo  stabilizzarsi del rapporto, tende a diminuire. Nella dipendenza affettiva, invece, il desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo ed si tende continuamente ed esasperatamente  a “fondersi nell’altro”.

Volendo tracciare il profilo psicologico del dipendente affettivo potremmo dire che è una persona che non si sente libera di amare un altra persona per quella che è veramente e, nello stesso tempo, non è in grado di farsi amare per quella che è la sua vera natura; sostanzialmente il dipendente sta insieme all’altra persona per colmare le proprie paure, i propri bisogni. e non riesce a godere dei veri e propri aspetti positivi dei rapporti umani, obnubilato dalla possessività, dall’ansia di separazione e dalla paura per un possibile abbandono.

In questi soggetti si può sviluppare nel tempo un vero e proprio quadro psicopatologico contraddistinto da depressione, ansia generalizzata, disturbi del sonno, irritabilità, problemi alimentari, ossessioni e compulsioni.

Chi è afflitto da dipendenza Affettiva soffoca sul nascere ogni suo interesse, desiderio, amicizia, rapporto con altre persone e familiari, così come restringe al minimo gli impegni lavorativi fino a trascurare e a manomettere tutto ciò. Da un punto di vista comportamentale il dipendente infatti dedica completamente tutto sé stesso all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il benessere del partner e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione “sana”.

In colui che è affetto da dipendenza relazionale il partner assume spesso il ruolo di un salvatore, di un “eroe”, che diviene  lo scopo unico dell’esistenza, e la cui assenza anche temporanea da al soggetto la sensazione di “non esistere” (DuPont, 1998).

Un rapporto che genera dipendenza è una condizione che intorpidisce mentalmente la persona e la rende incapace di esprimere i propri sentimenti minacciando gravemente la salute e il benessere psicologico.

La scarsa autostima è il punto di partenza della dipendenza affettiva e solitamente è il retaggio di difficoltà vissute nell’infanzia: esperienze di abbandono, violenze fisiche e psichiche, maltrattamenti e soprusi emotivi lasciano un segno doloroso nella mente del bambino che, una volta raggiunta l’età adulta, collocherà la propria autostima all’esterno, nelle relazioni. Ciò significa che avremo individui estremamente dipendenti dal giudizio e dalle valutazioni altrui al fine di stare bene con se stessi e che cercheranno disperatamente  qualcuno in grado di dar loro quel senso di autostima che manca. Tutte queste persone diventeranno dunque “ostaggi” nelle mani di chiunque dimostrerà loro approvazione o affetto.

Riepilogando i principali sintomi della dipendenza affettiva sono:

 

– Paura di perdere l’amore,  dell’abbandono, della separazione

– Paura della solitudine e della distanza

– Paura di mostrarsi per quello che si è

– Paura di amare l’altro per quello che è

– Senso di colpa

– Senso d’inferiorità nei confronti del partner

– Gelosia e possessività

– Rabbia

 

 

Alla luce di questo quadro non stupisce che questo tipo di personalità dipendente scelga partner “problematici”, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, ecc…). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l’altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un’aiuto “malato” in cui si diventa “codipendenti”, anzi si rafforza la dipendenza dell’altro, perchè possa essere sempre “nostro”.

 

Il dipendente affettivo vive dunque una vita fatta di tante complesse “trappole emotive” che lo conduce a sofferenza e infelicità. Nel momento in cui il disagio e la  sofferenza diventano troppo pesanti, tanto da compromettere seriamente la vita quotidiana, è bene rivolgersi ad uno psicologo che aiuterà l’individuo a prendere maggior consapevolezza della propria situazione e a guardare in faccia alle proprie fragilità e bisogni insoddisfatti al fine di riprendere in mano le redini della propria esistenza  e gettare le basi per la costruzione di una più sana e funzionale modalità d’amare. 

 

La Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma, riceve privatamente su appuntamento

Per contatti:

https://psicologoinfamiglia.myblog.it/list/contatti/contatti.html

 

 

 

12 thoughts on “Malati d’amore: le trappole della dipendenza affettiva”

  • Scrivo dalla Svizzera. Posso dire che mi rivedo completamente in questa affermazione. Ho scoperto di avere questa malattia da quando la mi ragazza mi dice che non sono tutto sano e da quando ho visto questa prova scritta

  • molti dei sintomi descritti sono a me familiari. la mia situazione nn è però così grave! credo fermamente di poter sovrastare questo stato, dal momento in cui ho preso coscienza che nn è altro che una “malattia” e per giunta nn mortale! OLTRE CHE A ME STESSA, voglio lasciare con questo messaggio un atteggiamento positivo ,per chiunque come me,si sia documentato sull’argomento. un consiglio pratico:frequentate tante persone

  • ci vogliono le palle ragazzi per guardare in faccia a questi demoni dell’era moderna e l’umilta di chiedere aiuto a qualcuno con provata esperienza nell’ambito della questione…ciao

  • antonietta says:

    sto vivendo una situuazione simile con un uomo sposato.io pure lo sono,ma le difficolta’ di entrambi con le famiglie ci impediscono di vederci regolarmente,e io ho sempre un angoscia che mi tormenta,poi se non arrivano gli sms negli orari previsti vado in panico totale,non so piu che fare.ci amiamo alla follia ma nessuno si puo’ permettere di lasciare la famiglia..non ce la faccio piu’

  • Credo anch’io di essere caduto nella tela del ragno, e me ne sono accorto da quando mia moglie doppo 13 anni di matrimonio mi ha lasciato.Premetto che abbiamo 2 figli e vivo ancora in casa, non abbaimo un bel passato felice alle spalle, ma non per colpa della ns. sfera affettiva, da qualche giorno lei mi ha confessato di frequentare un amico che la ha aiutata in un particolare momento pasato un anno fa dove abbiamo iniziato ad allontanarci! Soffro come un cane, piango continuamente, mi manca, e non ho il coraggio di andarmene! Non riesco atrovare una via d’uscita….. AIUTATEMI SE AVETE CONSIGLI. grazie mone.

  • daniela ciuraru says:

    non è tutto per nuocere,no?alla fin fine siamo esseri umani imperffeti,con le nostre paure ed i nostri problemi.pero voglio ricconoscere la precisione della sua descrizione,ed aggiungo che apre la mente sui suoi meccanismi.grazie.ho ricconosciuto anche io qualche aspetto del mio modo di amare sbagliato.ma non la prendo come una condanna.in fondo chi sa amare?forse soltanto Dio.buona serata.dani.

  • Mi ritrovo completamente. Due dipendenze affettive solo da parte mia con uomini estremamente problematici.. Tutto cio all’ interno di un matrimonio con un uomo che non amo piu da molto tempo ma al quale voglio molto bene, altrettanto problematico…!!! Non roesco a venirne fuori. Avrei bisogno forse di un elettroshock!! Qualcuno e’ in grado di aiutarmi!!!

  • Mi ritrovo completamente. Due dipendenze affettive solo da parte mia con uomini estremamente problematici.. Tutto cio all’ interno di un matrimonio con un uomo che non amo piu da molto tempo ma al quale voglio molto bene, altrettanto problematico…!!! Non roesco a venirne fuori. Avrei bisogno forse di un elettroshock!! Qualcuno e’ in grado di aiutarmi!!!

  • Ho scoperto anch’io questa definizione da qualche giorno, da quando la mia ex ragazza, con la quale continuavo a vedermi, mi ha confessato di essere andata a letto con un altro, voltando pagina ad una relazione scomoda col sottoscritto. E di non volerne più sapere niente di me. Da quel giorno mi ritrovo in uno stato di disperazione perenne. Le sue parole mi rimbombano in testa ad ogni risveglio. Non so farmene una ragione, pur capendo lucidamente cause, effetti e possibili soluzioni (dettati anche da innumerevoli consigli di amici). Il problema è metterli in pratica essendone protagonista. Ho perso interesse in tutto quello che faccio, quasi niente mi da sollievo, comprese le mie passioni che sto mandando avanti a fatica. E’ vero che conoscere e coltivare amicizie aiuta, ma spesso non ne apprezzo il valore. Voglio solo lei anche se è una persona inadeguata. Mi ritrovo in tutto quello che ho letto (qui e su altri siti simili)

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