Nuove Dipendenze

Accanto alle classiche dipendenze da droghe, negli ultimi anni sono proliferate le dipendenze da attività legali.
Intendiamo con il termine ‘New Addictions’(Nuove Dipendenze) tutte quelle nuove forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica.  L’oggetto della dipendenza è in questo caso un comportamento o un’attività lecita e socialmente accettata.
Le nuove dipendenze (New Addicitons) o dipendenze comportamentali si riferiscono a una vasta gamma di comportamenti, tra esse le più note e maggiormente indagate sono il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP), lo Shopping Compulsivo, la Dipendenza da Internet, da Sesso,  da Lavoro e da Studio, le Dipendenze da Tecnologia, le Dipendenze Relazionali (Marganon e Aguaglia, 2003).

Tutti questi comportamenti, seppur considerati normali abitudini della vita quotidiana,  possono  diventare,  per  alcuni  individui,  delle  vere  e  proprie
dipendenze, che sconvolgono ed invalidano l’esistenza del soggetto stesso e  del  suo  sistema  di  relazioni.  Le  dipendenze  comportamentali,  infatti,  si
manifestano  nell’urgente  bisogno  di  dover  praticare  un’attività,  nella consapevolezza  che  a  lungo  andare  condurrà  all’autodistruzione.

Perciò,
anche   se   non   vi   è   assunzione   di   sostanze   chimiche,   il   quadro fenomenologico   è   molto   simile   a   quello   della   tossicodipendenza   e dell’alcolismo.  Spesso  le  “New  Addictions”  si  combinano  tra  loro,  o  si
accompagnano   alle   dipendenze   da   sostanze;   molto   frequente   è,   per
esempio,  l’associazione  di  Gioco  d’Azzardo  Patologico  e  Dipendenza dall’Alcol  (Croce  e  Zerbetto,  2001;  Guerreschi,  2000).  Si  riscontrano, inoltre, passaggi da una dipendenza ad un’altra, la quale diventa sostitutiva di quella precedente (Lavanco, 2001). Per esempio, un soggetto che riesce ad  uscire  dalla  tossicodipendenza,  cessando  l’uso  delle  droghe,  ma  che sviluppa un’incontrollabile bisogno di giocare d’azzardo,  non è realmente guarito,  ma  ha  solamente  spostato  sul  comportamento  di  gioco  l’oggetto della propria dipendenza.

Di seguito viene presentata una panoramica sulle principali dipendenze patologiche rilevate dagli studiosi:

■ La dipendenza da cellulare

Il telefono cellulare con la sua imponente diffusione tra diverse generazioni di utilizzatori, dai bambini agli anziani, dagli adolescenti agli adulti, ha determinato negli ultimi dieci anni la comparsa di nuovi comportamenti nella vita quotidiana e nuovi stili comunicativi tra le persone.

Da una recente indagine in Italia dell’ISTAT sull’uso dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie è emerso che il cellulare occupa il 2° posto, dopo il televisore.
Alcune ricerche hanno posto l’attenzione sull’impatto del cellulare sui bambini e sugli adolescenti, considerati per la loro vulnerabilità categorie a rischio.
Certo le caratteristiche del cellulare sono affascinanti: può essere usato dovunque e in qualunque momento, dà la possibilità di essere raggiunti in ogni momento, può essere sempre portato con sé, lasciato acceso o spento a piacimento.
Con il cellulare è comparso anche un nuovo stile comunicativo: SMS, MMS, Videochiamate. Nulla di tutto questo c’era prima dell’avvento del cellulare.

L’SMS è diffusissimo tra i giovani, ma anche gli adulti ne fanno ampio uso ed ha determinato un nuovo modo di scrivere, abbreviato, sintetico.
Il messaggio arriva subito e molto semplicemente e velocemente possiamo far sapere al destinatario ciò che vogliamo.

Quando l’uso non è più critico e controllato ed entrare nella dipendenza.
Il ritiro progressivo dal mondo reale viene determinato dalla perdita di interessi, da improvvisi cambiamenti d’umore, da disturbi del sonno e dell’alimentazione, da rapporti conflittuali. L’uso eccessivo, l’ invio a ripetizione velocissimo di SMS , il tempo prolungato passato al cellulare anche
a giocare con i giochi interattivi sono comportamenti problematici e come spesso succede tra gli adolescenti li espone al rischio della nuova dipendenza.

■ La dipendenza affettiva

E’possibile dipendere da una persona come se questa fosse una droga? La risposta è si. Infatti, quando l’amore si trasforma in un ossessione che travolge e fa soffrire, non parliamo più di amore ma di “dipendenza affettiva”. La love addiction – come la chiamano gli anglosassoni – altro non è che una patologia del sentimento e del comportamento amoroso e, nel mondo contemporaneo, è sempre più diffusa.
E’ assolutamente normale che in una relazione, in particolare durante la fase dell’innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza e fusione ma questo desiderio, con lo  stabilizzarsi del rapporto, tende a diminuire. Nella dipendenza affettiva, invece, il desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo ed si tende continuamente ed esasperatamente  a “fondersi nell’altro”.
Volendo tracciare il profilo psicologico del dipendente affettivo potremmo dire che è una persona che non si sente libera di amare un altra persona per quella che è veramente e, nello stesso tempo, non è in grado di farsi amare per quella che è la sua vera natura; sostanzialmente il dipendente sta insieme all’altra persona per colmare le proprie paure, i propri bisogni. e non riesce a godere dei veri e propri aspetti positivi dei rapporti umani, obnubilato dalla possessività, dall’ansia di separazione e dalla paura per un possibile abbandono.

In questi soggetti si può sviluppare nel tempo un vero e proprio quadro psicopatologico contraddistinto da depressione, ansia generalizzata, disturbi del sonno, irritabilità, problemi alimentari, ossessioni e compulsioni.

Chi è afflitto da dipendenza Affettiva soffoca sul nascere ogni suo interesse, desiderio, amicizia, rapporto con altre persone e familiari, così come restringe al minimo gli impegni lavorativi fino a trascurare e a manomettere tutto ciò. Da un punto di vista comportamentale il dipendente infatti dedica completamente tutto sé stesso all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il benessere del partner e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione “sana”.

In colui che è affetto da dipendenza relazionale il partner assume spesso il ruolo di un salvatore, di un “eroe”, che diviene  lo scopo unico dell’esistenza, e la cui assenza anche temporanea da al soggetto la sensazione di “non esistere” (DuPont, 1998).
Un rapporto che genera dipendenza è una condizione che intorpidisce mentalmente la persona e la rende incapace di esprimere i propri sentimenti minacciando gravemente la salute e il benessere psicologico.

La scarsa autostima è il punto di partenza della dipendenza affettiva e solitamente è il retaggio di difficoltà vissute nell’infanzia: esperienze di abbandono, violenze fisiche e psichiche, maltrattamenti e soprusi emotivi lasciano un segno doloroso nella mente del bambino che, una volta raggiunta l’età adulta, collocherà la propria autostima all’esterno, nelle relazioni. Ciò significa che avremo individui estremamente dipendenti dal giudizio e dalle valutazioni altrui al fine di stare bene con se stessi e che cercheranno disperatamente  qualcuno in grado di dar loro quel senso di autostima che manca. Tutte queste persone diventeranno dunque “ostaggi” nelle mani di chiunque dimostrerà loro approvazione o affetto.

Riepilogando i principali sintomi della dipendenza affettiva sono:

  • Paura di perdere l’amore,  dell’abbandono, della separazione
  • Paura della solitudine e della distanza
  • Paura di mostrarsi per quello che si è
  • Paura di amare l’altro per quello che è
  • Senso di colpa
  • Senso d’inferiorità nei confronti del partner
  • Gelosia e possessività
  • Rabbia

Alla luce di questo quadro non stupisce che questo tipo di personalità dipendente scelga partner “problematici”, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, ecc…). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l’altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un’aiuto “malato” in cui si diventa “codipendenti”, anzi si rafforza la dipendenza dell’altro, perchè possa essere sempre “nostro”.

■ La dipendenza da Internet

Accanto alle classiche dipendenze da droghe, negli ultimi anni sono proliferate le dipendenze da attività legali.  Intendiamo con il termine New Addictions – Nuove Dipendenze tutte quelle nuove forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica.  L’oggetto della dipendenza è in questo caso un comportamento o un’attività lecita e socialmente accettata.
Volendo fare un esempio di quelle che sono le Nuove Dipendenze possiamo citare il gioco d’azzardo patologico, lo shopping compulsivo, la dipendenza affettiva, la dipendenza da lavoro e la dipendenza da Internet.
In particolare sono in aumento le problematiche di dipendenza da Internet.
La dipendenza da Internet o Internet dipendenza, meglio conosciuta nella letteratura psichiatrica con il nome originale inglese di Internet Addiction Disorder (IAD), è,  secondo la psicologa Kimberly Young, considerata la pioniera in campo scientifico nello studio della Dipendenza da Internet, un disturbo nel controllo degli impulsi che non implica l’assunzione di una sostanza.
L’ Internet Addiction Disorder comporta cambiamenti drastici nello stile di vita della persona, vediamo quali:

● Diminuzione complessiva dell’attività fisica
● Disinteresse per la propria salute a causa dell’attività svolta in internet
● Evitamento di attività importanti di vita reale per avere più tempo in rete
● Privazione di sonno o cambiamento delle abitudini di sonno per passare più tempo in rete
● Diminuzione della socializzazione
● Trascurare la famiglia e gli amici
● Rifiutare di trascorrere tanto tempo lontano dalla rete
● Forte desiderio di trascorrere più tempo al computer
● Trascurare il lavoro e i doveri personali

In particolare l’abuso della rete comporta disagio nelle seguenti aree:

– Ambito relazionale e familiare:  Diminuisce il tempo disponibile da dedicare alle persone significative e alla famiglia

– Ambito lavorativo e scolastico: L’eccessivo coinvolgimento nelle attività di rete distoglie l’attenzione dal lavoro e dalla scuola

– Ambito finanziario: Nei casi in cui il soggetto partecipa ad aste, commercio on line e gioco d’azzardo virtuale. Comunque i problemi economici possono anche scaturire dai costi dei collegamenti, che in alcuni casi raggiungono la durata delle 50 ore settimanali.

– Ambito della salute: La dipendenza da Internet provoca numerosi problemi fisici che possono insorgere stando a lungo seduti davanti al computer (disturbi del sonno, irregolarità dei pasti, scarsa cura del corpo, mal di schiena, stanchezza degli occhi, mal di testa, sindrome del tunnel carpale)

Secondo la psicologa Kimberly Young esistono 5 principali tipologie di dipendenza virtuale:

– Dipendenza cybersessuale (o da sesso virtuale): Gli individui che ne soffrono sono di solito dediti allo scaricamento, all’utilizzo e al commercio di materiale pornografico online, o sono coinvolti in chat-room per soli adulti

– Dipendenza cyber-relazionale (o dalle relazioni virtuali): Gli individui che ne sono affetti diventano troppo coinvolti in relazioni online o possono intraprendere un adulterio virtuale. Gli amici online diventano rapidamente più importanti per l’individuo, spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici reali. In molti casi questo conduce all’instabilità coniugale o della famiglia

– Net Gaming: La dipendenza dai giochi in rete comprende una vasta categoria di comportamenti, compreso il gioco d’azzardo patologico, i videogame, lo shopping compulsivo e il commercio online compulsivo. In particolare, gli individui utilizzeranno i casinò virtuali, i giochi interattivi, i siti delle case d’asta o le scommesse su Internet, soltanto per perdere importi eccessivi di denaro, arrivando perfino ad interrompere altri doveri relativi all’impiego o rapporti significativi

– Information Overload (Sovraccarico cognitivo): La ricchezza dei dati disponibili sul World Wide Web ha creato un nuovo tipo di comportamento compulsivo per quanto riguarda la navigazione e l’utilizzo dei database sul Web. Gli individui trascorreranno sempre maggiori quantità di tempo nella ricerca e nell’organizzazione di dati dal Web. A questo comportamento sono tipicamente associate le tendenze compulsive-ossessive ed una riduzione del rendimento lavorativo

– Computer Addiction: I giochi che si possono installare nel computer sono numerosissimi, ma oltre ad essi sono nati oggi, grazie ad Internet, i giochi interattivi, nei quali i partecipanti giocano contemporaneamente ed interagiscono tra di loro. Questi giochi di ruolo virtuali, sono molto coinvolgenti proprio perché consentono al soggetto di nascondere la propria vera identità e costruirsene un’altra, con la quale si presenterà agli altri giocatori

■ La dipendenza da sesso

La dipendenza da sesso o Sex Addiction tra le nuove dipendenze colpisce prevalentemente i maschi. La dipendenza sessuale è una relazione malata, distorta con il sesso attraverso la quale la persona cerca di alleviare lo stress evitando sentimenti dolorosi e fuggendo da relazioni intime di fronte alle quali emerge una profonda inadeguatezza nella capacità di gestirle.
Il radicamento nella realtà, che pure può mostrare tutti i suoi aspetti più difficili e dolorosi, è un elemento fondamentale della sanità.
Il dipendente da sesso ha una grave difficoltà a vivere il sesso naturalmente, come una relazione intima con uno scambio di piacere. La relazione è invece di tipo ossessivo.
I comportamenti che un dipendente sessuale può mettere in atto sono diversi: rapporti sessuali con prostitute o con persone anonime, esibizionismo, acquisto di materiale pornografico, utilizzo di servizi erotici telefonici o su internet, masturbazione in modo ossessivo, ad esempio.
La compromissione di una vita di relazione sana è molto rilevante, ma rilevanti sono anche gli effetti sui processi mentali: l’intrusione di pensieri e fantasie non volute può impedire la concentrazione, la vigilanza su una normale occupazione.

■ Shopping compulsivo

Lo shopping compulsivo o  “compulsive buying” è una forma patologica caratterizzata da preoccupazioni e impulsi intrusivi e ricorrenti rivolti alla ricerca e all’acquisto eccessivo di beni spesso superflui o di valore superiore alla propria disponibilità economica.
Lo shopping impegna la persona per un tempo superiore a quello preventivato e comporta una grave compromissione del funzionamento sociale e lavorativo ma viene perseguita nonostante le conseguenze negative (sentimenti di colpa e vergogna, problemi familiari, problemi economici).
A differenza delle comuni attività di acquisto che possono rappresentare un momento di condivisione con il partner o gli amici, lo shopping patologico è un’attività che viene svolta prevalentemente da soli, una sorta di piacere privato.
Black (2007) distingue 4 diverse fasi attraverso cui si manifestano le condotte patologiche di acquisto: anticipation, preparation, shopping, spending.
Nella prima fase (anticipation) la persona sviluppa un pensiero, un impulso, una preoccupazione relativa all’acquisto di un oggetto; questo momento è spesso preceduto da sentimenti depressivi, ansia, noia o autosvalutazione.
Nella seconda fase (preparation) il soggetto organizza e prepara l’attività dello shopping individuando l’area o il negozio, gli oggetti da acquistare , la modalità di pagamento.
La terza fase (shopping) è caratterizzata dall’intensa eccitazione e gratificazione che il soggetto prova mentre sta acquistando e che culmina nell’acquisto (quarta fase “spending”). Questa fase è seguita spesso da sentimenti di depressione, vergogna  e colpa.
Secondo il dr. Lorrin Koran, direttore della Stanford University, lo shopping si configura come un disturbo del comportamento quando si verificano queste condizioni:
•    Quando il denaro investito per lo shopping è eccessivo rispetto alle proprie possibilità economiche;
•    Quando gli acquisti si ripetono più volte in una settimana;
•    Quando gli acquisti perdono la loro ragione d’essere: non importa che cosa si compri, se abiti, CD, profumi, lampade o prosciutti; ciò che conta è comprare, soddisfare un bisogno inderogabile e imprescindibile che spinge a entrare in un negozio e uscirne carichi di pacchi;
•    Quando lo shopping risponde a un bisogno che non può essere soddisfatto, per cui il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazione;
•    Quando la dedizione agli acquisti compare come qualcosa di nuovo rispetto alle abitudini precedenti.
Al primo posto tra gli oggetti della “febbre da acquisto”, per quanto riguarda le donne, ci sono i capi d’abbigliamento, seguiti da cosmetici, scarpe e gioielli: tutti elementi riconducibili all’immagine. L’uomo, invece, predilige simboli di potere e prestigio come telefonini, computer portatili e attrezzi sportivi. In entrambi i casi, comunque, si tratta di oggetti in grado di aumentare l’autostima e la buona percezione di sé, aspetti che in tutte le forme di addiction risultano spesso fortemente compromessi.
Lo shopping compulsivo causa problemi significativi quali stress, interferenze con il funzionamento sociale e lavorativo, disagi familiari e coniugali e gravi problemi finanziari. Inoltre, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna in seguito all’acquisto di oggetti che, il più delle volte, vengono nascosti al resto della famiglia oppure messi da parte, regalati o buttati via.
Si innesca così un circolo vizioso: il disagio fa affiorare nuovamente il bisogno di un nuovo acquisto. Anche se il suo armadio è strapieno di cose – che forse non userà mai- lo shopper si sente “svuotato” e sente nuovamente crescere l’impulso ad acquistare di nuovo.
La caratteristica dello Shopping Compulsivo è infatti proprio quella di “acquistare per il piacere di acquistare”, per abbassare il livello di tensione cresciuto a dismisura e non importa se l’oggetto acquistato è utile oppure inutile, se serve o se verrà adoperato.

■ Il gioco d’azzardo patologico

Nel DSM-IV il gioco d’azzardo patologico viene definito come un “comportamento persistente, ricorrente e maladattivo tale da compromettere le attività personali, familiari lavorative”.
Il giocatore compulsivo non gioca per guadagno materiale, ma per il piacere che gli deriva dal giocare. La perdita di controllo e la pervasività del gioco nella vita del soggetto determinano il deterioramento dei rapporti affettivi, familiari, lavorativi.
il Dr. Cesare Guerreschi (“Giocati dal gioco”, Edizioni Kappa; 2000) ha ritenuto opportuno differenziare 6 macrocategorie di giocatori d’azzardo:
•    Giocatori patologici per azione: sono persone che hanno perso il loro controllo sulla loro attività di gioco d’azzardo. Quest’ultima per loro, è la cosa più importante nella vita, poiché li mantiene in azione e quindi “vivi”. Le relazioni ed attività familiari, sociali e lavorative vengono influenzate negativamente dall’attività di gioco.
•    Giocatori patologici per fuga: sono giocatori che trovano nell’attività di gioco sollievo da sensazioni di ansia, solitudine, rabbia o depressione. Usano il gioco d’azzardo per sfuggire da crisi o da difficoltà. In questo caso, il gioco ha un effetto “analgesico” e non una risposta euforica.
•    Giocatori sociali costanti: per queste persone il gioco d’azzardo è la forma principale di relax e di divertimento, ma è in secondo piano rispetto alla famiglia e al lavoro.
•    Giocatori sociali adeguati: queste persone giocano per passatempo, per socializzare e per divertimento. A questa categoria appartiene la maggioranza della popolazione adulta.
•    Giocatori antisociali: coloro che si servono del gioco al fine di ottenere guadagni illegali.
•    Giocatori professionisti: sono persone che giocano d’azzardo per professione e, considerandolo una professione si mantengono attraverso di esso.

Il gioco d’azzardo patologico tipicamente inizia nella prima adolescenza nei maschi e più tardivamente nelle femmine. La modalità del disturbo può essere regolare o episodica e il decorso del disturbo è cronico. Generalmente vi è una progressione della frequenza del gioco d’azzardo, delle somme scommesse e dell’eccessiva dedizione al gioco e alla ricerca di denaro con cui giocare, portando ad un allontanamento della famiglia, di abbandono solitudine e anche di problemi legali. L’impulso e l’attività di gioco d’azzardo generalmente aumentano durante periodi di stress o di depressione.

■ La dipendenza da lavoro

Tutte le persone, in genere, lavorano per poter guadagnarsi da vivere. Tuttavia, questo comportamento, considerato normale, può diventare una dipendenza quando non ha più una funzione di sopravvivenza, ma ci aiuta a superare mancanze esistenziali e problemi familiari. Si parla così ‘work addiction’ (o workaholism), cioè la dipendenza da lavoro che appartiene alla categoria delle dipendenze non legate a sostanze e per questo, spesso le viene data meno importanza.
Il tratto più subdolo della dipendenza da lavoro è il suo essere congruente (differentemente dalle altre dipendenze) con le aspettative sociali: essere produttivi, infatti, è una delle attese più pressanti della società in cui viviamo.
Sembrerebbe che quelli maggiormente predisposti siano i liberi professionisti, perchè non vincolati ad un orario fisso e quindi finiscono per perdere il limite tra ciò che è lavoro e ciò che non lo è. Nella maggior parte dei casi, le conseguenze sono una vita familiare e sociale distrutta, ansia, depressione e patologie stress-correlate.
Il dipendente  da lavoro si  caratterizza per i seguenti aspetti:
•    eccessivo tempo dedicato al lavoro (il dipendente tende a lavorare o a pensare al lavoro anche in ferie, nei week-end e nel tempo libero, nei casi più gravi arriva a lavorare anche di nascosto);
•    tendenza a trascurare le relazioni interpersonali (tranne quelle legate al lavoro), affetti e interessi;
•    stile di vita completamente incentrato sul lavoro;
•    incapacità a rilassarsi;
•    problematiche psicologiche (stati ansiosi, tendenza al perfezionismo, senso di vuoto ed inutilità quando “staccano” dal lavoro, autostima legata alla quantità o al successo lavorativo, sensi di colpa, atteggiamento ossessivo-compulsivo nei confronti del lavoro, disturbi del sonno ecc.)
•    problematiche fisiche (disturbi cardiocircolatori, emicrania, problemi gastrointestinali, dolori muscolari, malattie psicosomatiche, abuso di sostanze come alcol, nicotina,caffeina e stimolanti ecc.)
•    problematiche relazionali (isolamento, scarsa assertività, atteggiamento sprezzante nei confronti dei colleghi e delle persone che vanno in vacanza, coltivano hobby e interessi, vanno in pensione o godono del tempo libero, problematiche familiari legate al troppo lavoro ecc.)
Queste caratteristiche possono aiutare la non facile differenza tra il lavoratore passionale e il dipendente da lavoro; il lavoratore passionale, ovvero chi ha scelto il lavoro in base alle proprie passioni, anche se eccede nell’attività lavorativa è pero in grado di godere degli altri aspetti della vita, ovvero egli prova piacere nel coltivare hobby, relazioni sociali e interessi svincolati dall’attività lavorativa mentre il dipendente trova l’unica fonte di gratificazione nel lavoro abbandonando interessi e relazioni.

■ La dipendenza da videogames

Ormai da un po’ di anni, gran parte del tempo libero destinato all’attività ludica è, sempre più spesso, costituito dal “videogioco” che risponde al “bisogno ludico”, appassionando persone di ogni età, sesso e classe sociale.
Tuttavia, tale attività ludica può essere abusata fino a diventare una dipendenza, cioè la ‘videogames addiction’. Il problema, sempre in aumento nei giovani, sostituisce momenti dedicati all’attività fisica, allo studio, annullando qualsiasi tipo di relazione sociale e favorendo l’isolamento creando problemi con la famiglia.
Ci troviamo di fronte ad una diagnosi di dipendenza da videogiochi, quando un soggetto soddisfa almeno quattro dei seguenti criteri:

•    con l’aumentare delle giocate ai videogiochi, il soggetto rivive sempre esperienze trascorse di gioco, a valutare e pianificare le prossime giocate ai videogiochi o ad escogitare modi per procurarsi il denaro con cui giocare;
•    bisogno di spendere somme sempre maggiori di denaro per ottenere l’eccitamento desiderato;
•    irrequietezza ed irritabilità quando si tenta di giocare meno ai videogiochi o di smettere;
•    il soggetto ricorre ai videogiochi come fuga da problemi o conforto all’umore disforico;
•    dopo aver speso soldi giocando ai videogiochi, il soggetto ritorna spesso a giocare per ottenere un punteggio maggiore (inseguimento del punteggio);
•    il soggetto mente e litiga in famiglia ed altri per nascondere il grado di coinvolgimento nei videogiochi, mettendo a rischio la scuola;
•    il soggetto compie azioni illegali/asociali per finanziare i videogiochi;
•    confida negli altri perché gli forniscano il denaro necessario a far fronte ad una situazione economica disperata, causata dai videogiochi (un’“operazione di salvataggio”).

I sintomi della dipendenza possono verificarsi attraverso stati di ansia, attacchi di panico, problemi del sonno, sogni riguardanti i videogiochi, incubi e tremori. Negli adolescenti in cerca di una fuga dalla realtà, generalmente sono privi di vita sociale, trascurati dai genitori e dotati di scarsa autostima.

Trattamento delle dipendenze patologiche

Le nuove dipendenze richiedono modelli di trattamento terapeutico specifici individuali o di gruppo.
In terapia si lavora con il paziente affichè egli comprenda l’origine del disturbo ed apprenda utili tecniche di “disintossicazione” dall’oggetto della dipendenza  al fine di tornare alla vita reale.
Il modello cognitivo comportamentale si è dimostrato particolarmente efficace nel trattamento delle dipendenze patologiche poiché lavora sulla reale possibilità di cambiamento e di soluzione del problema, favorendo nel paziente l’elaborazione di strategie comportamentali utili al cambiamento, rinforzando l’autoefficacia e promuovendo l’autostima.

Fonti consultate:

https://www.siipac.it/

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