Violenza, non amore: faccia a faccia con lo stalking

stalking.jpgA cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma

 

 La parola “stalking” deriva dal linguaggio della caccia e letteralmente significa “braccare”, “fare la posta” ed indica  quel fenomeno psicologico e sociale conosciuto anche come “sindrome del molestatore assillante” i cui comportamenti tipici sono: telefonate, pedinamenti, lettere e fiori, appostamenti vari (casa, lavoro, ecc…), violazione di domicilio, minacce di violenza, violenza fisica e sessuale di diversa entità, fino ad arrivare a comportamenti estremi come l’omicidio.

Secondo l’Osservatorio Nazionale Stalking  in Italia l’86% delle vittime sono donne con  un’età compresa più frequentemente tra i 18 ed i 24 anni (20%), tra i 35 ed i 44 (6,8%) o dai 55 anni in poi (1,2%).Gli “stalkers” sono nel l’85% dei casi di sesso maschile (e nel 55% dei casi sono ex partner che non accettano la fine e la chiusura del rapporto di coppia) .

Il profilo psicologico del molestatore corrisponde il più delle volte a una personalità debole che, per la paura di essere abbandonato, si lega ossessivamente a qualcuno. In particolare gli studiosi hanno evidenziato cinque principali tipologie di “stalkers”:

– Il risentito: che  agisce perchè sospinto dal desiderio di vendicarsi di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta.

– Il bisognoso d’affetto: in questo caso il molestatore individua nella sua vittima il “partner o amico/a ideale”, che può risolvere la propria mancanza di amore o affetto.

– Il corteggiatore incompetente: non è assolutamente in grado di stabilire una relazione e dunque attua comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani.

– Il respinto: è un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono

– Il predatore:  è un molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto.

La vittima di stalking vive costantemente nel terrore psicologico, accusa disturbi del sonno, disturbi d’ansia, alterazioni del tono dell’umore, crisi di pianto e mette in atto comportamenti di evitamento limitandosi nella vita sociale.

Quando ci si trova in una situazione di stalking è bene rispettare alcune fondamentali regole:

– Mai negare il problema: spesso, dal momento che nessuno vuole considerarsi una “vittima”, si tende sottovalutare il rischio e aiutando così lo stalker

 

– Mettere in atto comportamenti  prudenti:  uscire senza seguire abitudini routinarie e prevedibili, in orari maggiormente affollati e in luoghi non isolati, magari adottando un cane addestrato alla difesa

 

– Non cambiare numero quando le molestie sono telefoniche: la frustrazione aumenta la motivazione allo stalking. Meglio ottenere una seconda linea, lasciando che la vecchia linea diventi quella su cui il molestatore può continuare a telefonare, magari mentre azzerate la suoneria e rispondete gradualmente sempre meno

 

– Mantenere sempre a portata di mano un cellulare in più: per chiamare in caso di emergenza

– Recarsi dalle forze dell’ordine: quando si pensa di essere in pericolo o seguiti, non andare mai di corsa a casa o da un amico, ma recarsi dalle forze dell’ordine

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