A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma
“La felicità è diventata un dovere, la tristezza è invece una colpa. Chi è infelice è dunque costretto a giustificarsi, a cercarsi degli alibi” (Bauman, 2001)
“Tristezza per favore vai via…” così si cantava in un celebre brano musicale degli anni ’60, e non è un caso: nella società moderna la tristezza è diventato uno stato d’animo da evitare. In tutti i modi possibili.
Spesso dunque chi prova quest’emozione la nasconde poiché si sente in colpa e non conforme allo stereotipo comune che ci impone di essere felici. Nella nostra società tutto sembra essere a portata di mano, anche la felicità è a nostra disposizione, l’unica cosa da fare è afferrarla.
Visto questo punto di partenza è facile comprendere come possa esistere una scarsa tolleranza alla tristezza. E allora quando siamo tristi spesso ci nascondiamo, perché ci sentiamo “fuori posto”.
Come si nasconde la tristezza? Ci si può distrarre evitando di pensare e riempiendosi la giornata di appuntamenti e di cose da fare. Molti scelgono di assumere sostanze “tappabuchi” o anche, in maniera incauta e superficiale, utilizzano farmaci che stabilizzano l’umore agendo direttamente sui centri nervosi.
La tristezza è un’emozione contraria alla gioia e alla felicità ma del tutto naturale: essa può essere provata durante la vita di tutti i giorni, oppure a causa di un evento particolarmente drammatico, come una perdita o un lutto.
La tristezza, da sempre dipinta come un’emozione spiacevole di cui liberarsi, è invece parte della condizione umana ed è funzionale per godere della felicità e per un corretto sviluppo emotivo.
Secondo lo psicologo Jerome Wakefield della New York University è molto importante imparare a vivere – e convivere- anche con le emozioni negative; secondo l’esperto la crescente tendenza a curarsi dalla tristezza come se fosse una malattia non è certo un fatto positivo: si arresta la crescita del nostro lato introspettivo e si rimuove la nostra dimensione emozionale.
Queste le parole di Wakefield “Quando si individua un tratto così profondamente conservato nella biologia dell’uomo, bisogna presumere che è un tratto selezionato dall’evoluzione e come tale necessario alla sopravvivenza”
Ognuno di noi sa come nei momenti di difficoltà o di tristezza, la percezione del mondo è diversa e talvolta più profonda. Non è un caso, infatti, che gli artisti esprimono il meglio della loro produzione proprio nei momenti di maggiore difficoltà più che in quelli di felicità.
Anche se può sembrarci strano attraversare momenti di tristezza può renderci più in grado di affrontare la sofferenza e quindi di non arretrare di fronte alla sfide della vita, ci rende più coraggiosi, aumenta la nostra creatività.Secondo alcuni neurologi vi è un motivo biologico che spiega il legame tristezza-creatività: la riduzione dei livelli di cortisolo tipica dei momenti di tristezza attiva i centri nervosi della creatività mentre riduce l’attività di quelli che stimolano la socialità, la fame e l’attività fisica.
La tristezza dunque conduce ad una più profonda introspezione funzionale a guardarsi dentro e fare il punto su di sé, per poi andare avanti.
La rivista “New Scientist” riporta che la tristezza potrebbe fungere da deterrente per non compiere in futuro errori per cui abbiamo sofferto molto.
La tristezza, sentimento normale e fisiologico nel processo di perdita, è dunque una emozione normale che può anche arricchire la vita.
La tristezza ci insegna ad apprezzare la felicità e a fare maggiore chiarezza sulla nostra vita. Le variazioni dell’umore, se motivate dagli eventi, sono sintomo proprio di una buona salute psicologica.
Attenzione, però, che se una sana dose di tristezza è necessaria, tutti gli esperti sono d’accordo nel dire che se si è di fronte ad una diagnosi di depressione allora è necessario sottoporsi a terapie adeguate!
La tristezza percepita è dunque una risorsa importante per arricchire la propria vita emotiva che dobbiamo imparare a gestire. In che modo?
– Impariamo a fermarci e ad entrare in contatto con la nostra tristezza
– Permettiamo a noi stessi di essere tristi: impariamo a non voler scacciare immediatamente questo sentimento – anche perché sarebbe impossibile – cerchiamo piuttosto di riflettere sul perché stiamo provando questa specifica emozione. Chiediamoci cosa sta accadendo nella nostra vita , cosa è accaduto, cosa vorremmo che accada; ogni emozione ha un suo significato sta a noi interpretarlo.
– Impariamo a non vergognarci di manifestare la nostra tristezza. Reprimere questo stato emotivo comporta solo disagio, rabbia, frustrazione e non fa altro che alimentare il nostro malessere
– Se la tristezza diventa troppo intensa, se sconfina in uno stato depressivo prolungato e comporta un marcato disagio psicologico non vergogniamoci a chiedere aiuto
Riferimenti bibliografici
Marshall J. Is it really bad to be sad? NewScientist 14 gennaio 2009
Cla says:
Sono triste da 4 anni, ma ho anche momenti di felicità continua da tre anni. La tristezza esiste perché mi sento da sola nonostante convivo con una persona che non mi ha mai amata……… non ha fiducia in me, non mi vuole bene, è permalosa e con la quale non ho dialogo. La felicità e dovuta alla nascita di mio figlio che mi ha rubato il cuore e mi fa mancare il fiato ogni volta che lo abbraccio. So che ho molto da dare e forse sto esagerando con mio figlio ma d’altronde da qualche parte dovrebbe uscire questo sentimento forte. Mi sento debole e non voglio negarmi questo sentimento meraviglioso. Oltre ad essere triste sono in una profonda crisi, e sempre da sola anche sotto questo aspetto. La nascita del mio figlio mi ha fatto vedere in modo coscienzioso molte cose, mi ha evidenziato la realtà nuda e potente di molti aspetti della vita che regalano molta paura, emozioni sulla capacita di comprendere nuove cose e anche delusione. Questo mi spinge di voler vivere la vita in modo più intenso, superficiale e in modo molto vivace … solo che non riesco………. il mio compagno sembra vivere in un altro mondo…. mio figlio gli vuole bene e lo cerca……. la paura della solitudine e schiacciante…….. Le lacrime scendono oramai facilmente anche per una situazione banale…. Mi sembra che sto perdendo la mia essenza, la mia femminilità, la mia voglia di lottare, le mie speranze. Sembra che mi sto degradando in banalità …….
Lei dice di chiedere aiuto……… si, io vorrei urlare gridando “aiuto” ma vicino a me non ce nessuno che mi può ascoltare ….
Bisogna stare forti e duri nella vita, nessuno vuole vedere le tue lacrime, nessuno vuole sentire le tue tristezze, almeno non più di una volta……
Mi perdoni lo sfogo. In questo momento, purtroppo mi scende un’altra lacrima che devo subito nascondere perche vicino a me ce gente che vorrebbe vedere da me la mia efficacia e non la mia debolezza…..
Grazie per aver eletto fino qua…
Grazie e scusatemi tantissimo per il mio sfogo
….
Gabriele says:
Questo è un sentimento che mi accompagna in maniera piuttosto costante da 1 anno e mezzo a questa parte… dal giiorno che il mio primo amore decise di chiudere la nostra storia e frequentare un altro ragazzo….
Gli amici sembra che non aspettavano altro per colpirmi in un momento di estrema debolezza, e al posto di aiutarmi ad uscire dal fosso non hanno fatto altro che continuare a buttare terra seppellendomi vivo.
A 27 anni ho scoperto un mondo che non mi appartiene e che non pensavo potesse esistere… mi guardo intorno e mi accorgo che i miei occhi hanno perso lo sguardo innocente e meravigliato per tutto ciò che mi circonda…
Non riesco piu’ ad avere fiducia in un ipotetico fidanzamento o in un’ipotetica amicizia, mi circondo di tanti compagni, ma di nessun amico!
Stamattina mi sono svegliato di nuovo con il cuore che strilla e urla di dolore, lasciando dentro di me il rimbombo di questo suono assordante!
Non so se mai riuscirò ad uscire fuori da questa situazione, io ce la sto mettendo tutta!
Un caloroso abraccio a chi ogni giorno deve affrontare la vita mettendoci il doppio delle forze…. il sole uscirà presto anche per noi 😉