A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma
“Cambiare è possibile, basta che decidiate che tipo di persona volete essere!” (Skipp Ross)
“Le cose cambiano. Stamani la camicia era pulita e stirata; adesso è sporca e stropicciata. Le banane, che erano acerbe, sono maturate. E il caffé nella tazzina si sta raffreddando. Nemmeno io sono quello di una volta: sono invecchiato, ho perso molti capelli, ho letteralmente cambiato ogni cellula del mio corpo. Eppure c’è un senso importante in cui sono sempre io, così come è naturale pensare che questa camicia sia proprio quella che ho indossato al risveglio e queste banane le stesse che ieri erano in negozio…”. Scene di vita quotidiana descritte in queste considerazioni del filosofo contemporaneo Achille Varzi ed indicative di quel fenomeno cosi semplice e complesso nello stesso tempo a cui diamo il nome di “cambiamento”.
Come afferma Stefano Greco nel suo bel libro La Psicologia del Cambiamento “la ruota della nostra Storia ha sempre girato intorno a due assi incrociati: la paura del nuovo ed il coraggio di esplorarlo. A proposito delle famose Colonne d’Ercole, Tucidide, lo storico dell’antichità, affermava che oltre quel limite le navi rischiavano “di cadere giù dall’orlo del mondo” e nessuno pertanto osava avventurarsi. Cristoforo Colombo, incarnando l’ archetipo dell’eroe, ruppe ogni indugio e partì alla volta del Nuovo Mondo.
Ognuno di noi è chiamato ad essere il timoniere che governa il veliero della propria vita, in un oceano di cambiamenti e di trasformazioni”.
Ma perché il cambiamento ci spaventa? Un bisogno fondamentale dell’essere umano è quello di creare sicurezza nella propria vita; questo bisogno ha uno scopo utile poiché il “ritorno” a una base conosciuta e sicura nasce dall’istinto di sopravvivenza di ogni essere vivente. Se il meccanismo dell’abitudine asseconda il bisogno dell’essere umano di creare sicurezza nella sua vita ecco spiegata anche la paura del nuovo: quando ci confrontiamo con una situazione nuova il timore di perdere la sicurezza consolidata nel vecchio schema comporta una sensazione di non accettazione a livello mentale/emozionale che il corpo percepisce come allarme. In questo stato di tensione eccessiva nasce lo stress, che sappiamo così dannoso per la salute. Lo stress crea ruminazioni continue a livello psichico, tensioni e blocchi a livello fisico ed energetico, irrigidimento nel corpo e crea a sua volta ulteriore paura.
La “paura del cambiamento” è essenzialmente la paura di uscire dalla zona di “comfort” in cui ci sentiamo sicuri e che comprende spazi conosciuti, familiari e amici, abitudini. Pensiamo che sia più semplice e comodo compiere sempre le stesse azioni, vedere sempre le stesse persone e ignoriamo che quando usciamo dall’area protetta e quindi dall’ abitudine impariamo, cresciamo e miglioriamo. L’autostima cresce. Gli orizzonti si allargano.
E’ per questo che il primo passo verso il miglioramento ed il cambiamento consiste nel “rompere le abitudini”, quindi rompere i vecchi schemi.
Lo stesso processo psicoterapeutico funziona in questo modo poichè permette alla persona di allenarsi a vedere la vita da nuovi punti di vista rendendola più flessibile e più aperta al cambiamento.
Molte delle nostre abitudini quotidiane sono inconsapevoli: compiamo spesso gli stessi gesti, le stesse strade, ma non ce ne accorgiamo. Un utile esercizio può essere quello di annotare quotidianamente le nostre abitudini ed iniziare a inserire piccoli cambiamenti: se andiamo al lavoro e percorriamo sempre la stessa strada iniziamo a cambiare strada. Se prendiamo i mezzi pubblici possiamo provare a cambiarli e quindi seguire altri percorsi. A colazione anziché il caffè possiamo provare a bere il thè o una spremuta d’arancia. Possiamo cambiare il tipo di pranzo che facciamo oppure condividere il pasto con un collega col quale solitamente parliamo poco. Quando torniamo a casa anziché accendere la TV o il computer possiamo accendere lo stereo ed ascoltare della musica piacevole. Dunque tanti piccoli esercizi per sperimentarsi in una veste nuova e rompere il cerchio dell’abitudine per esplorare nuove strade. L’utilità di questi semplici esercizi è imparare a “creare situazioni nuove” nelle quali trovarsi a proprio agio ed allargare la nostra zona di comfort.
Perché è importante imparare a cambiare? Perché la protezione può diventare una catena e talvolta rallentare o impedire un vero e proprio cambiamento e quindi la crescita e la realizzazione personale. L’abitudine al cambiamento quindi porta ad una maggiore ampiezza del nostro focus rispetto alla visuale della nostra vita. E ci permette di imparare ad affrontare facilmente anche i cambiamenti più consistenti, anzichè procrestinare per pigrizia o per paura. Inoltre se “osiamo cambiare” scopriremo che molti dei cambiamenti che ci spaventano in realtà sono molto più semplici di ciò che si immagina. Spesso, subito dopo aver fatto qualcosa che non eravamo abituati a fare, ci si sente dire…”Beh, tutto qui?” o “Non pensavo che fosse così semplice”. Questo accade perchè, più evitiamo quello che desideriamo ma abbiamo paura di ottenere, più la paura aumenta e ce lo fa vedere più difficile da raggiungere.
Ognuno di noi desidera nell’arco della vita raggiungere quegli obiettivi che ritiene desiderabili: un’autonomia finanziaria, una compagna/o per la vita, un figlio, una casa comoda ed accogliente, ecc. Ma quanti di noi sono disponibili a fare i mutamenti interiori necessari per realizzare tutto ciò? Ognuno di questi obiettivi comporta inevitabilmente un cambiamento: significa abbandonare vecchie abitudini, modi di pensare obsoleti, significa morire a vecchie modalità di relazione per passare ad una nuova vita. Ognuno di questi obiettivi rappresenta una trasformazione profonda: rappresenta una morte ed una rinascita. Quando nel corso della vita di una persona, un determinato passaggio evolutivo è maturo, è pronto per essere oltrepassato, l’individuo deve attraversare una trasformazione profonda, a volte dolorosa: una morte. Tutti vogliamo crescere ed evolverci, ma chi di noi – per questo – accetta volentieri di morire? Ecco perchè nella nostra psiche insorge un conflitto: crescere o non crescere?
Concludo con uno spunto di riflessione tratto da “Il manuale del guerriero della luce” di Paulo Coelho “ Perciò il guerriero rischia più degli altri. Ricerca incessantemente l’amore di qualcuno, ancorchè ciò significhi udire spesso la parola No, tornare a casa sconfitto, sentirsi rifiutato nel corpo e nell’anima. Un guerriero non si lascia spaventare quando insegue ciò di cui ha bisogno…”
Riferimenti bibliografici:
“Abitudini: come cambiarle e aprirsi al nuovo” in: https://www.piuchepuoi.it/abitudini-come-cambiarle-e-aprirsi-al-nuovo.html
“La Psicologia del cambiamento” a Cura di Stefano Greco, Edizioni Franco Angeli, Roma, 2007
La Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma, riceve privatamente su appuntamento
Per contatti:
https://psicologoinfamiglia.myblog.it/list/contatti/contatti.html
laura says:
veramente bello questo post. Proprio quest’anno ho subito un cambiamento traumatico nella mia vita, e l’ho ribaltato (grazie anche all’aiuto di una psicologa :)) in un’opportunità di vedere “da un’altro punto di vista”. Mi ha fatto molto bene, sono diventata più forte e se vogliamo a tratti più felice. Cambiare si può, e quando c’è di mezzo l’amore devo dire che è anche più facile 😉
cristina says:
E facile parlare di combiamenti, si sa che la novità delle cose è sempre eccitante; ma quando devi veramente cambiare e questo puo far male alle persone che ti stanno vicino, li ti blocchi……sai cosa lasci ma non cosa trovi……spesso si ha il bisogno di voler vivere in un altro modo, di avere nuove amicizie, un nuovo lavoro, una nuova casa, un nuovo amore, nuove emozioni, qualcosa che ti strvolga la vita……..ma se le persone a cui tu tieni di più al mondo non capirebbero ? è giusto dire voglio morire per poi rinascere e ricominciare in un altro modo?