A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Vi siete mai chiesti che cosa è il senso di colpa? Secondo lo psicologo Windy Dryden (1997) il senso di colpa è un’emozione negativa esagerata che può originarsi da diverse filosofie di pensiero:
“Devo fare la cosa giusta (o non fare la cosa sbagliata), e sono una persona riprovevole se fallisco in questo”.
“Non devo assolutamente ferire i sentimenti altrui e sono cattivo se lo faccio”.
Tali forme di senso di colpa sono definite episodiche perché sono connesse a situazioni specifiche. Poi c’è il senso di colpa esistenziale, che ha origine da una filosofia permanente:”Sono cattivo per natura a prescindere da ciò che faccio”.
Quando affermate che gli altri vi fanno sentire in colpa, di fatto state dicendo che “essi hanno un controllo diretto sui vostri sentimenti”, ma questo non può essere, perché i vostri sentimenti nascono principalmente dall’atteggiamento che voi assumente verso voi stessi, gli altri e il mondo.
Si tratta di un punto molto importante, che va ricordato quando gli altri cercano di farvi sentire in colpa. Facciamo un esempio pratico: supponiamo che vostra madre vi dica: “Se non fai questo per me, allora non mi ami e sei cattivo”. Questa frase si può prendere come un invito da parte di vostra madre, la quale afferma che voi siete cattivi se non fate ciò che vi chiede e vi invita a considerarvi nello stesso modo. Come qualsiasi invito, esso può essere accettato o declinato. E’ importante riuscire a cogliere la differenza fra l’accettare l’invito di vostra madre: “Sì, sono cattivo se non faccio questo per te”, e il rifiutarlo: “No, non sono cattivo, anche se non faccio questo per te”.
Il vostro senso di colpa dunque non ha origine da ciò che vostra madre dice, bensì dal fatto che voi accettate il suo invito: “Sono cattivo se non aiuto mia madre”.
Coloro che riescono a farvi sentire in colpa fanno leva sulla vostra eccessiva tendenza a sentirvi responsabili della loro felicità. Vale a dire, la vostra filosofia recita: “Sono responsabile del benessere e della felicità delle persone cui voglio bene. Se queste persone sono infelici, io sono la causa della loro infelicità e per questo sono cattivo”. E’ dunque importante che vi assumiate la responsabilità delle vostre azioni.
Quando gli altri cercano di farvi sentire in colpa spesso lo fanno per esercitare un controllo sul vostro comportamento. Il condizionamento per mezzo del senso di colpa avviene spesso quando vi si dice: “Se tu mi amassi non faresti questo”. Qui l’implicazione è che se continuate a comportarvi in un modo non gradito all’altra persona, non la amate. È importante capire che nonostante agiate in un modo che all’altro non va, potete continuare ad amarlo: le due cose non si escludono a vicenda.
Vernon Coleman, in un libro sul senso di colpa dal titolo How to Stop Feeling Guilty (Sheldon Press, 1982) fa notare che spesso anche la pubblicità fa leva sulla nostra tendenza a farci condizionare dal senso di colpa.Uno spot inizia con: “Ami qualcuno abbastanza da…”. Qui implicitamente vi viene detto che se non comprate quel dato prodotto non amate abbastanza la persona cui il prodotto è rivolto, e pertanto in un certo senso siete cattivi.
E’ dunque essenziale comprendere che, come sostiene lo psicologo Windy Dryden (1997), quando credete che gli altri vi facciano sentire in colpa, non vistate assumendo la responsabilità di ciò che potete controllare, vale a dire i vostri sentimenti: vi state assumendo la responsabilità di ciò che non potete controllare, vale a dire i loro sentimenti!
È importante inoltre riuscire a cogliere l’intento manipolatorio e di controllo sotteso ai messaggi che vi inviano gli altri per farvi sentire in colpa e saper riconoscere il tipo di comportamento volto a controllarvi; allo stesso tempo è necessario riflettere che non dovete fare sempre ciò che vuole l’altra persona e soprattutto che ricordiate a voi stessi che non dovete assumervi la totale responsabilità della felicità altrui.
La psicoterapia cognitivo compotamentale è particolarmente indicata per aiutare il paziente nel riconoscimento e nel superamento dei sensi di colpa. Infatti questo approccio terapeutico è finalizzato a modificare i pensieri distorti, le emozioni disfunzionali e i comportamenti disadattivi del cliente, producendo la riduzione del senso di colpa e apportando miglioramenti alla qualità della vita della persona.
Riferimenti bibliografici:
“Superare il senso di colpa” di W. Dryden, Calderini Editore, Collana Il Lago, 1997
Salvio Corelli says:
Complimenti per il post Dott.ssa Saccà!
Durante la TCC ho imparato a gestire i sensi di colpa.
Ho imparato che non tutto ‘ruota attorno a me’, alcune cose succedono indipendentemente dalle mie azioni o dalla mia volontà.
Per esempio se invito degli amici a cena e uno di questi si mette a piangere perché ciò che ha sentito (un discorso o un brano musicale particolare) non ne sono responsabile… semplicemente sono cose che possono succedere perché le persone reagiscono in modo diverso.
Capire e gestire i sensi di colpa è un grosso passo avanti verso la guarigione.
Un caro saluto.
Non possiamo controllare il vasto campo delle probabilità.