A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma
Assistenza tecnica video: Dott. Stefano Naldini
Nel video l’intervento della Dott.ssa Francesca Saccà nella trasmissione “Le Amiche del Sabato”, RAI UNO (puntata del 8.05.2010), sull’argomento “Mamme amiche si o no?”
Oggi si sentono sempre più spesso mamme che pronunciano frasi del tipo “Io e mia figlia siamo amiche”, “Mia figlia mi racconta tutto”, “Non ho segreti con mia figlia”, ma questo atteggiamento da un punto di vista psicologico non è sano. Molte problematiche infatti possono scaturire dall’atteggiamento di tutte quelle madri che cercano di rivivere la loro giovinezza attraverso la vita delle loro figlie. Affette da quella che potremmo definire “sindrome della mamma-amica” queste donne cercano di essere più amiche che madri e, in nome di un rapporto “ aperto”, da amica ad amica, pretendono che la loro figlia non abbia alcun segreto, neppure sul sesso.
Ma anche le figlie hanno diritto alla loro privacy ed è assolutamente normale che preferiscano parlare di certi argomenti con le amiche piuttosto che con la madre. Ne bisogna dimenticare che ci sono momenti in cui la mamma deve porsi come figura autorevole, per esempio quando è in gioco il concetto di responsabilità (verso lo studio, verso la famiglia, verso la propria autonomia).
Ciò non vuol dire che la mamma non possa essere “complice” della figlia in alcuni momenti particolarmente delicati, come ad esempio quelli legati al mondo della femminilità, come l’arrivo delle mestruazioni o la prima visita dal ginecologo.
Preservare il ruolo di mamma è fondamentale soprattutto nei momenti in cui arrivano le crisi emotive tipiche dell’adolescenza, quando si ha un particolare bisogno di essere sostenuti ma soprattutto “indirizzati”.
Sostenere un figlio, supportarlo non vuol dire lasciarlo a briglia sciolta, tutt’altro: i momenti di inquietudine, irrequietezza, di conflitto e di sfida sono naturali e vanno “contenuti”, non azzerati, da un adulto che si pone come figura di riferimento.
L’abilità dell’adulto consiste proprio nel “rassicurare senza essere rigido”, adottando un comportamento “autorevole” e mai “autoritario”: infatti se l’autorevolezza è la capacità di dare delle regole motivate che permettono ai ragazzi di crescere e imparare a vivere, l’autoritarismo è l’imposizione di regole immotivate che impediscono ai figli di comunicare i loro bisogni e soprattutto ne soffocano l’espressione della personalità.
Mantenere il ruolo di mamme non significa affatto che queste debbano essere necessariamente tradizionaliste o all’antica e rinunciare alla loro bellezza e femminilità o, perchè no, al proprio desiderio di apparire giovani. Diciamo che un conto è una madre che cura la sua femminilità e ci tiene ad avere un aspetto giovanile e curato, un altro è una mamma che emula in tutto e per tutto la figlia quindi non soltanto nell’aspetto fisico ma anche nell’atteggiamento, un atteggiamento che diventa troppo confidenziale e non rispetta l’individualità della figlia. Sono madri che in qualità di “amiche”raccontano tutto alle figlie e vogliono sapere tutto della figlia (e non vogliono che ci siano segreti), ma i segreti ci devono essere, preservano quel confine tra mamma e figlia che è necessario affinchè il figlio cresca nella sua unicità.
Fornire ai figli una guida nel loro percorso di crescita, insegnare loro il rispetto di se stessi e degli altri oltre che delle regole è ben più importante che sapere tutto del loro ultimo amore o dei capi di abbigliamento più alla moda fra gli adolescenti.