‘Come mi piace farmi compatire…’. Basta con il vittimismo, inizia a vivere!

A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale a Roma


vittimismo, autocommiserazione

 

Pensai alle persone che conoscevo che passavano quasi tutto il tempo a loro disposizione ad autocompatirsi. Come sarebbe stato utile porre un limite alle loro lamentazioni quotidiane! Solo alcuni minuti di pianto, poi via con la giornata…” (Mitch Albom, I miei Martedì col Professore)

 

Nella vita non tutto va come desideriamo. Vivere è difficile, come lo è vedere la luce dopo il buio. Sono numerose e quotidiane le sfide contro cui ognuno di noi deve combattere. In questi momenti dobbiamo scegliere: affrontare la sfida e riorganizzare il nostro mondo interiore, oppure piangerci addosso e accusare il destino crudele.

In questa ultima posizione, quella del lamento, molti si perdono, si incagliano e permangono. Lamentarsi  è una reazione spesso immediata e quasi istintiva di fronte al verificarsi di una situazione per noi negativa.

Ognuno di noi nella vita si è di certo lamentato. E’ assolutamente normale. Tuttavia è opportuno riflettere su quanto questa ‘attività’ sia inutile e improduttiva soprattutto se ripetuta.

Lamentarsi non aiuta a risolvere i nostri problemi, non ci spinge ad assumerci in pieno le nostre responsabilità e non ci induce ad attivarci per cercare di migliorare la nostra condizione.

Dobbiamo pertanto imparare a contrastare questo atteggiamento che, in alcuni casi, diventa un’ abitudine consolidata che rovina la vita a noi e a chi ci circonda.

Il vittimismo altro non è una forma molto celata e subdola di distruttività. Non è sempre così evidente ed esplicito: anzi spesso è socialmente tollerato e  sottovalutato. Ecco perché è importante imparare a non prestare attenzione alle lamentele di chi ci è accanto: l’attenzione data alle lamentele fa sì che la persona le produca con maggiore frequenza finendo per bloccare qualunque azione positiva orientata al cambiamento. Ed ecco perché  consentire a figli, genitori, amici, partner di continuare a recitare unicamente il ruolo della ‘vittima’ significa essere complici di un meccanismo perverso che non condurrà da nessuna parte.

Talvolta chi si lamenta finisce per ritrovarsi solo, poichè le sue lamentele risultano a lungo termine fastidiose per i colleghi, amici, parenti.
Altre volte, chi si lamenta ottiene attenzioni particolari da persone che si sostituiscono a lui nello svolgimento di mansioni che non ama svolgere o che ascoltano le sue lamentele consolandolo.

Ma tutto questo non è vivere, è solo adagiarsi comodamente in un’area di parcheggio aspettando il ‘miracolo’ ed evitando l’assunzione di  responsabilità.

Il processo di ‘vittimizzazione’ e di ‘autocommiserazione’ non fa altro che farci sentire incapaci, limitati, fragili, comunque impossibilitati ad affrontare gli eventi esterni. E’ dunque fondamentale non consentire a questo processo di attivarsi.

Davvero bello, a tal proposito, il motto del professor Antonio Mercurio “Fate gli artisti, non fate le vittime. Vi si apriranno occhi nuovi. Non si tratta di illudersi, come nella favola di PollyAnna, che il mondo sia tutto bello, positivo e meraviglioso. Certamente esiste il dolore, e la sofferenza. Ma se non vogliamo rischiare di perderci nel pericoloso tunnel dell’angoscia e della depressione, allora dobbiamo rimboccarci le maniche e imparare a metterci in gioco, a fare gli ‘artisti’ della nostra vita. Così come l’artista plasma la materia (note, immagini, colore), così l’artista della vita deve imparare a plasmare il proprio dolore, a lavorare sulla propria angoscia esistenziale proprio come se fosse materia da sagomare.


Riferimenti bibliografici:

 https://www.vivizen.com/2009/04/come-smettere-di-lamentars…

 https://www.solaris.it/indexprima.asp?Articolo=1280#ixzz1lJZncCPY

 

 

 

 

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>