Anche noi protagonisti su You Tube…

233091751.jpg

 

Cinque ragazzi tra i 17 e i 18 anni Sono stati sorpresi nella notte del 1 Settembre a lanciare tre molotov contro un muro, in una zona periferica di Roma, e quando la polizia li ha arrestati hanno ammesso di averlo fatto soltanto per divertimento dopo aver visto su YouTube un video su come si può costruire una bottiglia incendiaria.Sono stati sequestrati un videofonino, con cui i ragazzi avevano ripreso il lancio e l’esplosione delle molotov e un manganello telescopico.  «Non avevamo nulla da fare e volevamo mettere online la nostra bravata» hanno detto i cinque giustificandosi con gli agenti. Si tratta di ragazzi della «Roma bene» e vivono tutti nel centro storico, vicino a piazza Farnese. Agli uomini del commissariato che li hanno colti in flagrante, i cinque, hanno detto di aver trovato su YouTube un video in cui è spiegato come fabbricare una molotov. «L’abbiamo costruita e abbiamo ripreso la scena mentre le lanciavamo – hanno detto -. Volevamo essere anche noi su YouTube». Una delle bottiglie incendiarie è stata lanciata contro il muro di cinta della casa di cura Santa Lucia.

Questo un ennesimo esempio di quel fenomeno denominato cyberbullismo (cyber-bullismo, bullismo online), termine che indica atti di bullismo e di molestia, effettuati tramite mezzi elettronici come l’e-mail, la messaggeria istantanea,i blog i telefoni cellulari, i cercapersone,e/o i siti web. Il termine cyberbullying è stato coniato dall’educatore canadese Bill Belsey, creatore del sito bullying.org. I giuristi anglofoni distinguono di solito tra il cyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment (“cybermolestia”) che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. Tuttavia nell’uso corrente cyberbullying viene utilizzato indifferentemente per entrambi. Come il bullismo nella vita reale, il cyberbullismo può a volte costituire una violazione del Codice civilee/o del Codice penale. Oggi il 34% del bullismo è online, in chat, quest’ultimo viene definito cyberbullismo. Anche se si presenta un una forma diversa, anche quello su internet è bullismo: far circolare delle foto spiacevoli o inviare mail contenente materiale offensivo può far molto più male di un pugno o un calcio.

Dunque eccoci nuovamente di fronte all’ennesimo episodio di voglia di protagonismo portata all’estremo e di nuovo l’interrogativo, ma cosa sta succedendo a questi ragazzi?

Il vero pericolo è che questi episodi, così come vengono portati alla luce vengano, con la stessa velocità, dimenticati all’occhio dell’attenzione pubblica.

E’ arrivato il tempo che la società nelle sue molteplici accezioni, istituzioni, scuola e famiglia, intervengano. Se  molti ragazzi arrivano a trovare divertimento in questi atti di violenza c’è sicuramente dietro un pericoloso e triste vissuto di “vuoto” interiore che va capito e colmato. Sicuramente oggi gli adulti devono più che mai impegnarsi nel dare un senso, un significato, anche e soprattutto “affettivo”, al rapporto con i più giovani senza però dimenticare di definire il proprio ruolo di guida e di garanti delle regole. Una relazione più intensa da questo punto di vista può assumere una  forte valenza preventiva nei confronti del disagio giovanile.

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>