A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa a Roma
La traduzione letterale del termine Agorafobia vuol dire paura (“fobia”) della piazza del mercato (“Agorà”), ma il termine viene applicato per indicare la paura di ogni posto pubblico o di ogni spazio aperto.
Recenti ricerche portano a concludere che, in chi soffre di agorafobia, le paure dei posti pubblici o degli spazi aperti non sono primarie, ma sono la conseguenza di una paura sottostante, cioè la paura di avere un attacco di panico, indipendentemente dai luoghi in cui si manifesta.
Chi soffre di Agorafobia attribuisce erroneamente l’attacco di panico alla situazione nella quale l’attacco è iniziato, perché, per un fenomeno noto in psicologia come “condizionamento” passa da un cosiddetto rapporto di associazione ad uno di causa – effetto:è successo in quella situazione ed è quindi colpa della situazione. Ed è proprio questa convinzione che porta allo sviluppo delle paure situazionali e quindi all’evitamento. Non è necessario però aver avuto un attacco di panico in una certa situazione per evitarla, in quanto basta “temere” che in quella situazione lo si potrebbe avere.
Per un processo di diffusione della paura e dell’evitamento che è chiamato “generalizzazione”, molti agorafobici cominciano rapidamente a temere e ad evitare altre situazioni.
Ben il 30% degli agorafobici sviluppa più di una paura situazionale entro una settimana dal primo attacco di panico.
Un’altra ragione per cui chi ha attacchi di panico sviluppa “l’evitamento” di una situazione è che si può preoccupare delle possibili conseguenze dell’attacco in quella situazione. Può essere ad esempio preoccupato di fare cose imbarazzanti o di trovare difficilmente aiuto sanitario o di perdere il controllo e di fare del male a se stesso o a persone care o di avere un incidente.