A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Domenica scorsa il nostro Paese ha pianto la scomparsa del giovane pilota Marco Simoncelli, campione della classe 250 di motociclismo.
Non essendo un’ appassionata di questo sport, confesso che conoscevo poco la figura di Marco. Ho però avuto modo di approfondire la storia di vita del ‘Sic’ alla luce del grande riscontro mediatico che ha avuto la sua morte.
Marco era un campione, un ‘eroe’ per molti, ma la sua fama non gli aveva tolto l’umiltà e la semplicità, doti per cui il suo pubblico lo amava. Ecco perchè mi piace definirlo un ‘eroe semplice’, di quelli che ce n’è tanto bisogno in questo mondo!
Non è un caso che la scomparsa di Marco abbia avuto grande risonanza, quando un eroe semplice scompare lascia un grande senso di vuoto. Perché un eroe semplice è, in fondo, uno di noi che ce l’ha fatta! E quando l’eroe semplice vince è come se una parte di noi vincesse con lui.
Le mie riflessioni di oggi, oltre a rendere omaggio a Marco, nascono per sottolineare che abbiamo tanto bisogno di eroi semplici come il ‘Sic’.
Occupandomi di salute mentale conosco bene le problematiche psicologiche degli individui. C’è purtroppo una visione distorta del ‘successo’ che sta danneggiando la mente di molti individui, soprattutto giovani.
Sono ancora troppi quelli che pensano che vincere nella vita equivale a essere riconosciuti per strada oppure oltrepassare la soglia di un reality show, quelli che vogliono tutto e subito, quelli che pensano che è inutile faticare se posso avere il successo facile. Sono gli stessi che, quando poi cadono, non si rialzano perché nessuno gli ha insegnato che la vita non si ferma a un provino ma si costruisce giorno dopo giorno, quasi sempre con fatica e con insuccessi.
Sono fermamente convinta che la nostra società necessiti di esempi sani come Marco con cui far confrontare le persone, in particolar modo i più giovani, passando il messaggio che il vero successo è ‘lottare’ per diventare chi vogliamo essere senza ‘strafare’, senza ‘rumoreggiare’, senza perdere la semplicità delle soddisfazioni quotidiane.
Marco il campione, nella vita così come nello sport, questo lo sapeva bene: aveva realizzato il suo sogno e viveva per questo, ne conosceva i rischi ma sceglieva di correrli perché amava quella vita che lo rispecchiava nel profondo. Era diventato un personaggio famoso è vero, ma grazie al suo talento e alla sua capacità di non perdere mai di vista se stesso.
Tutti noi dovremmo saper vivere così, come ci insegnava ‘Supersic’, ma la maggior parte delle volte non lo facciamo perché abbiamo paura o magari perché non ci crediamo abbastanza.
Marco ha avuto il coraggio di sognare e non e mai stato solo in quel sogno. I suoi genitori glielo hanno costruito quel sogno, rispettando il suo talento e mettendo da parte le loro paure.
Ad oggi, alla luce di quanto accaduto, molti potrebbero giudicare un errore quello dei genitori di Marco. Ma mamma Rossella e papà Paolo non hanno sbagliato nulla e la dignità che stanno mostrano in questo momenti di dolore lo dimostra: hanno talmente amato Marco da mettere da parte dubbi e timori per ascoltare e realizzare il volere del figlio.
Ad oggi questa tipologia di genitori, che sa anteporre i sogni dei figli a egoismi personali, è sempre più rara. Sono ancora troppi i ragazzi che sacrificano il loro sè per compiacere il volere della famiglia. Sono ancora troppi i genitori che non sanno ascoltare e capire che un figlio è ‘altro da se’ e ha il sacrosanto diritto di scegliere cosa fare della sua vita e chi diventare.
I genitori di Marco, che lo hanno saputo ascoltare e rispettare sin da bambino, sono davvero un ottimo esempio di buoni genitori, anche loro eroi semplici del quotidiano che hanno compreso quanto l’affetto faccia inevitabilmente rima con ascolto di esigenze, bisogni e anche desideri.
Ecco dunque il ritratto di Marco, eroe semplice che nasce in una famiglia che lo rispetta e lo sprona ad essere ciò che vorrà essere, costi quel che costi. Marco, che quando scende dalla moto, torna ad essere un ragazzo come tutti. Nel volto Marco trasmette serenità, la serenità di chi e’ semplicemente stesso e vive di ‘pane e sogni’.
Come Marco ci sono tanti altri eroi semplici nascosti tra le nebbie. Il problema è che troppo spesso la luce e l’attenzione viene puntata solo su modelli di riferimento sbagliati.
Non è mai sereno il detentore di successo, soldi, fama, potere , se perde di vista l’essere umano che ha dentro. Non vivrà mai bene questa persona perché inseguirà quello che c’è fuori senza mai prendersi il tempo per conoscere chi è veramente.
La serenità è fatta di semplicità, le persone serene sono quelle che vincono tutti i giorni affrontando piccole e grandi battaglie, sono quelle che non si accontentano e sudano per edificare i loro progetti. Agli eroi semplici del quotidiano nessuno regala niente, la vita se la scrivono da soli senza che qualcuno gli faccia lo sconto, non invidiano ma costruiscono, non mollano la presa, sanno regalare copiosi sorrisi che non si disperdono nel tempo. Sono persone come Marco, tutti degni di essere chiamati eroi semplici, eroi perche vincono le battaglie, semplici perchè non perdono di vista ciò che sono, e questo è un grande insegnamento.
Purtroppo Marco Domenica non ce l’ha fatta ma lui la sua sfida con la vita l’ha comunque vinta perché ha vissuto senza rimpianti ne rimorsi dando il meglio di se sulla pista e fuori, nella vita di tutti i giorni.
Tutti abbiamo in bocca l’amarezza quando una giovane vita si spegne, tutti avremmo desiderato che una così bella persona rimanesse più a lungo con noi, ma non dobbiamo dimenticare quanto quella vita ci ha insegnato.
Mettiamo dunque in pratica l’esempio che Marco ci ha voluto regalare, imparando a vivere come eroi semplici.
Grazie Marco, grazie eroe semplice, buon viaggio!