Dipendenza affettiva: come uscirne con l’aiuto della psicoterapia

Nella mia esperienza clinica mi imbatto sempre più frequentemente in persone che soffrono di dipendenza affettiva, ossia una patologia del sentimento e del comportamento amoroso che trasforma l’amore in ossessione. In questa patologia il rapporto affettivo perde ogni regola, ogni confine. La persona amata diventa una droga di cui il soggetto dipendente non può fare a meno.

La  personalità dipendente non riesce a mantenere una propria autonomia in ambito affettivo ma tende in modo continuo ed esasperato a fondersi nell’altro che viene ritenuto come assolutamente necessario.

Questa patologia colpisce persone con uno stile di attaccamento insicuro, che non hanno sviluppato una buona autostima ma necessitano di un altro che provveda a colmare il loro senso di vuoto e le proprie paure. Il dipendente affettivo è schiavo della paura dell’abbandono e del rifiuto, vive costantemente nell’ansia da separazione dal partner e tende a mascherare la sua vera natura per paura di non piacere all’altro. Chi è afflitto da dipendenza affettiva è ossessionato in modo univoco dalla persona amata (o dall’immagine idealizzata dell’oggetto d’amore) e soffoca ogni suo interesse, desiderio, amicizia, rapporto con altre persone e familiari, così come restringe al minimo gli impegni lavorativi fino a trascurare e a manomettere tutto ciò. Molte persone che soffrono di dipendenza affettiva, abituate da troppo tempo a vivere in funzione dell’altro, non si conoscono affatto.

Da un punto di vista comportamentale il dipendente dedica completamente tutto sé stesso all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il benessere del partner e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione “sana”, dove le due persone rispettano l’individualità dell’altro.

In questi soggetti si può sviluppare nel tempo un vero e proprio quadro psicopatologico contraddistinto da depressione, ansia generalizzata, disturbi del sonno, irritabilità, problemi alimentari, ossessioni e compulsioni.

In molti si chiederanno da dove nasce la dipendenza affettiva. Questa patologia può derivare dal  retaggio di difficoltà vissute nell’infanzia: esperienze di abbandono, violenze fisiche e psichiche, maltrattamenti e soprusi emotivi lasciano un segno doloroso nella mente del bambino che, una volta raggiunta l’età adulta, collocherà la propria autostima all’esterno, nelle relazioni. Ma spesso possiamo anche incontrare casi di persone che, pur non avendo vissuto particolari esperienze traumatiche e abbandoniche, vivono un momento di debolezza, vulnerabilità psicologica  e abbassamento dell’autostima che li rende deboli e bisognosi di qualcuno da amare per riempire il loro senso di vuoto.

In ambito relazionale questo tipo di persone sono estremamente  dipendenti dal giudizio e dalle valutazioni altrui, per questo diventeranno dunque “ostaggi” nelle mani di chiunque dimostrerà loro approvazione o affetto.

I principali sintomi della dipendenza affettiva sono:

– Paura di perdere l’amore,  dell’abbandono, del rifiuto e della separazione

– Paura della solitudine e della distanza

– Paura di mostrarsi per quello che si è

– Mancanza di autostima ed assertività

–Incapacità di conoscere se stessi (i propri bisogni, emozioni, desideri)

– Paura di amare l’altro per quello che è

– Senso di colpa

– Senso d’inferiorità nei confronti del partner

– Gelosia e possessività

– Rabbia

Alla luce di questo quadro non stupisce che questo tipo di personalità dipendente scelga partner “problematici”, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo, ecc…). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l’altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un’aiuto “malato” in cui si diventa “codipendenti”, anzi si rafforza la dipendenza dell’altro, perchè possa essere sempre “nostro”.

La psicoterapia aiuta il paziente dipendente affettivo a riconoscere le complesse trappole cognitive ed emotive che lo conducono a sofferenza e infelicità. La persona viene guidata nel riconoscimento della propria identità, dei propri bisogni, della sua individualità.

Il modello cognitivo comportamentale aiuta la persona affetta da dipendenza affettiva ad individuare i pensieri disfunzionali che sono alla base del suo stato emotivo di sofferenza e le alimentano l’ossessione d’amore. La persona viene inoltre aiutata a lavorare sull’incremento della propria autostima e sul riconoscimento di una propria identità. Tramite il percorso terapeutico il paziente impara a guardare in faccia alle proprie fragilità e bisogni insoddisfatti al fine di riprendere in mano le redini della propria esistenza  e a gettare le basi per la costruzione di una più sana e funzionale modalità d’amare.

 

“Smetti di drogarti con l’amore solo quando smetti di stare fermo a pretendere che un altro ti curi e, finalmente, decidi di riempire quel vuoto che nessuno può colmare se non te stesso, nel momento in cui impari ad amarti” (Dott.ssa Francesca Saccà)

Nota: L’immagine inserita nell’articolo è stata tratta dall’articolo presente su: https://amoreciao.blogspot.it/2013/01/li-miti-dellamore-il-mito.html