A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma
Dante colloca l’invidia nella seconda cornice del Purgatorio e la rappresenta come un macigno portato sulle spalle dei penitenti. Shakespeare attraverso la figura di Iago ci rappresenta la massima espressione dell’invidia: egli insinua, in Otello, il tradimento di Desdemona con l’obiettivo preciso di distruggere la felicità altrui.
L’invidia, che per la religione cattolica è uno dei sette vizi capitali e per i buddisti è uno dei fattori mentali che possono portare all’odio, è essenzialmente un meccanismo di difesa che mettiamo in atto quando ci sentiamo sminuiti dal confronto con un’altra persona: sia per quello che questa persona è, sia per quello che questa persona ha. Secondo la definizione di Foster, 1972, “l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro. L’invidioso infatti cerca di considerare colpevole l’invidiato e di danneggiarlo perché lo ha fatto sentire dolorosamente sconfitto e umiliato”.
Nozick (1981) definisce invidioso colui che, se non può possedere qualcosa che un altro ha, preferisce che nessuno dei due la possieda. Secondo Nozick l’invidia nasce dal fatto che ciò che l’altro ha in più (in termini di ricchezza o di status), riduce la stima di sé perché quest’ultima non può prescindere da un confronto con gli altri (se un altro è più bravo di me in qualcosa ciò riduce la mia autostima). Per questo motivo l’invidia non dipende dal fatto che la posizione superiore dell’altro sia meritata o meno, al contrario può essere più forte proprio perché è meritata.
Molti di noi non sanno che esistono ben tre tipi di invidia:
-L’Invidia depressiva: quella che provi quando ritieni te stesso sempre incapace di ottenere vantaggi, benefici, gli onori, il benessere che altri hanno ottenuto (frase tipica “Ahimè, questo a me non succederà mai!”). L’invidia depressiva è quella che ha gli effetti peggiori sul tuo stato d’animo e quindi sulla qualità della tua vita.
– L’Invidia ostile: E’ quella per la quale provi sofferenza per i benefici che un’altro ha ottenuto, per la sua felicità, per la sua fortuna (frase tipica: “Non posso sopportare che l’abbiano promosso prima di me, quell’incapace!”)
Rispetto a quella depressiva è rivolta verso un altro soggetto, è specifica e spesso circoscritta nel tempo ed è meno dannosa per te (un po’ più per il soggetto verso cui provi l’invidia). Questo potrebbe infatti essere oggetto di qualche “vendetta” più o meno cattiva, più o meno “dannosa”, più o meno volontaria da parte tua.
– L’Invidia ammirativa: E’ quella che riconosce la fortuna, le capacità, il merito degli altri e spinge a imitarli, ad agire per conquistare gli stessi risultati e gli stessi benefici già ottenuti dagli altri. (Frase tipica: “E’ normale che sia stato promosso, ha lavorato sodo”). Questa è l’unico tipo di invidia accettata socialmente e potremmo dire che rappresenta l’aspetto “sano” dell’invidia, quello che deve essere preservato e coltivato.
Gli studi condotti in psicologia, (Elster, 1991; Choi, 1993) confermano che tendiamo a invidiare persone vicine a noi (fratelli, sorelle, amici, colleghi, vicini, ecc). Nella Retorica Aristotele scrive: “Noi invidiamo coloro che sono vicini a noi nel tempo, spazio, età o reputazione”. Ciò accade per due motivi: innanzitutto perché la vicinanza rende più facile e più frequente il paragone tra i loro vantaggi e i nostri; in secondo luogo, perché ne condividiamo la stessa visione di vita; le differenze constatate si trasformano presto in minacce per la stima di sé.
L’invidia è rafforzata dal fatto che chi ne è oggetto non è molto diverso da noi, dunque avremmo potuto facilmente essere al suo posto (‘avrei potuto essere io ’). L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando qualcuno, che noi consideriamo del nostro stesso valore ci sorpassa, ottiene l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per svalutarlo, lo critichiamo. Ma se la società continua ad innalzarlo, ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal dubbio. Perché non siamo certi di avere ragione. Per questo ci vergogniamo di essere invidiosi. E, soprattutto, di essere additati come persone invidiose. Parlare della persona che si invidia e spiegare il perché, significa parlare della parte più profonda di sé stessi, delle aspirazioni e dei fallimenti personali, delle difficoltà e dei limiti che si trovano in sé stessi.
Ma quali sono i campanelli d’allarme dell’invidia?
– Si evita di cooperare per non portare vantaggi alle persone che ci circondano
– Si diventa improvvisamente critici nei confronti degli altri
– Si cercano giustificazioni nei successi di altri, ipotizzando possibili privilegi speciali
– C’è qualcosa che non piace in una persona, ma non si riesce ad individuare cosa, a volte, dietro questa sensazione vaga, si può celare l’invidia
Quando scatta l’invidia è necessario:
– Prendere consapevolezza circa questo sentimento: riconoscere l’invidia come una reazione naturale aiuta ad identificarla ed accettarla.
– Esprimere positivamente la propria invidia: esprimere l’invidia in forma positiva vuol dire ricorrere alla sublimazione di un’emozione così negativa attraverso l’umorismo. Ecco alcune frasi pronunciate da persone in grado di gestire l’invidia:
“Bello il tuo appartamento, farà invidia a molti. Per esempio a me.”
“Fa in modo che non vada così bene tutti i giorni, altrimenti farò fatica a restarti amico.”
“Per fortuna non sono invidioso, altrimenti se lo fossi mi farebbe male. Ahia !” Se non abbiamo senso dell’ umorismo, non rimproveriamoci, basta limitarci e non esprimere la nostra invidia.
– Esaminare i propri pensieri di inferiorità: da dove hanno origine? Posso conoscermi meglio e gestirmi meglio attraverso questa conoscenza di me?
– Relativizzare i vantaggi dell’altro: è davvero così fortunato? sta davvero meglio? Quali sono gli aspetti poco “comodi” che discendono dalla sua posizione privilegiata?
– Accettare l’impossibilità di raggiungere certi livelli un determinati ambiti: accettare le “ingiustizie” come possibilità, come evenienza inevitabile
– Evitare di provocare l’invidia negli altri: non si tratta di mascherare continuamente i propri vantaggi, cosa che sconfinerebbe nell’ipocrisia, ma semplicemente di non esibirli troppo, né di ostentare troppa gioia quando gli altri non hanno motivi di provarne
E cosa invece non bisogna mai fare?
– Nascondere a se stessi la propria invidia
– Esprimere la propria invidia in maniera ostile
– Abbattersi troppo o aggredire l’altro
– Sopravvalutare la felicità, i benefici, i vantaggi altrui e sottovalutare la propria posizione
– Covare risentimenti, contare su una giustizia assoluta e una capacità di giudizio impeccabile
– Lasciar crescere il rancore intorno a sé
– Sbandierare la propria superiorità
Suggerimenti bibliografici:
La forza delle emozioni, di Christophe André e François Lelord, Tea Edizioni, 2006
Articolo “Rosi dall’invidia”:
https://www.psiconline.it/article.php?sid=5540
Terry says:
Sono afflitta da questo sentimento. Ne sono consapevole e cerco in tutte le maniere di guarirne. Adotto un modo di essere sereno verso le cose che mi fanno rodere, ma inutile dire che poi dentro di me sto male. Per me questo e comunque un grande progresso, poiché fino a qualche tempo fa non contenevo l’invidia e mi mostravo aggressiva o estramente silente verso l’oggetto dell mia invidia. Ho capito che questa cosa non faceva altro che rafforzare la mia negatività, quindi gioisco (quasi sinceramente) con chi invidio, ma resto un giorno intero, se non anche di più, a rimuginare su ciò che mi fa rodere. In particolare soffro per laMia impossibilità di crescita sul lavoro, l’incapacità di raggiungere un traguardo come la laurea (nonostante sia intelligente e spigliata) tutto ciò continuamente confrontato con le mie cognate, l’una dirigente senza laurea e l’altra laureata e orgogliosa di esser chiamata dottoressa. Non mi manca il lavoro, la casa, la famiglia… Ma perché non mi amo???? VOGLIO GUARIRE! Voglio guarire! 🙁