Paura dell’abbandono e della separazione

Il timore di essere abbandonati appartiene a ognuno di noi. La persona che sa convivere con questo timore riesce a gestirlo e a non farsi influenzare nell’ambito della sua vita relazionale. Ma per molti questa paura non è facile da gestire: alcune persone sono affette in modo patologico dalla sindrome dell’abbandono che condiziona gravemente  la loro vita affettiva.

Le persone che temono l’abbandono hanno la costante e radicata convinzione di perdere le persone che amano e di rimanere per sempre  senza legami affettivi. Qualunque sia l’evento temuto – che la persona cara possa morire, mandarli via oppure lasciarli- vivono sempre con l’idea che un giorno rimarranno soli. Si aspettano di essere lasciate e pensano che ciò non avrà mai fine. Nel profondo del cuore questi individui sentono di essere destinati a vivere la vita in completa solitudine.

Queste radicate convinzioni circa l’abbandono provocano un senso di disperazione nei confronti dei rapporti affettivi: le persone sono convinte che, per quanto le cose sembrino andare  bene, le relazioni siano destinate al fallimento. Desiderano stare sempre vicino ai cari e si arrabbiano o impauriscono di fronte alla possibilità di qualsiasi tipo di separazione, per quanto breve essa sia. Soprattutto nelle relazioni sentimentali, si sentono emotivamente dipendenti dal partner e temono di perdere il legame di intimità.

La ‘trappola’ dell’abbandono viene attivata principalmente nelle relazioni più intime; può darsi che non sia visibile nelle relazioni di gruppo o nei rapporti superficiali.
I fattori scatenanti più potenti sono indubbiamente perdite o separazioni reali: un trasloco, il divorzio, l’abbandono o la morte. Tuttavia, a far scattare questa trappola, spesso possono essere anche cause meno manifeste: può darsi che il partner si comporti in modo annoiato o distante o che appaia momentaneamente distratto o che mostri sollecitudine per un’altra persona. Qualsiasi cosa  preveda un’interruzione del contatto può attivare la trappola, anche se non ha nulla a che vedere con una perdita o un abbandono reale.

Da che cosa si origina la paura dell’abbandono?

Dobbiamo tenere presente due fattori importanti, la predisposizione biologica e l’ambiente di sviluppo dell’individuo: se l’infanzia è stata caratterizzata da relazioni affettive stabili (soprattutto con la propria madre), anche chi è predisposto biologicamente potrebbe non sviluppare la trappola dell’abbandono; d’altra parte, certi ambienti sono così instabili  o costellati da perdite che persino chi non vi è affatto predisposto potrebbe sviluppare  questa paura.

Quello che ci chiediamo oggi è: si può sconfiggere la paura dell’abbandono? E se si, come?

Trattamento

La relazione terapeutica può mettervi nella condizione di migliorare la vostra vita affettiva permettendovi di comprendere l’origine dei vissuti di abbandono ma soprattutto di imparare a gestirli nella vita di tutti i giorni. Lo psicoterapeuta stimola il paziente con vissuto abbandonico a prendere consapevolezza “emotiva” del suo disagio facendo emergere emozioni, sentimenti, pensieri e riflessioni e rielaborandoli in modo più funzionale alla sua esistenza.

Attraverso il percorso terapeutico il paziente potrà imparare a superare il timore della perdita  creando  le giuste condizioni per il riconoscimento della stima in se stessi e gettando le basi per una rinascita interiore fondata su una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie scelte.

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