“Io ti salverò”. La falsa illusione delle vittime dei vampiri narcisisti

A cura della Dott.ssa Francesca Saccà, psicologa e psicoterapeuta a Roma

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Noi psicoterapeuti professionisti sappiamo benissimo che non possiamo salvare chi non vuole essere salvato. Ci siamo dovuti confrontare spesso personalmente con questa dura realtà e accettarla, per portare avanti al meglio il nostro lavoro.

Di certo è molto difficile accettare questa amara verità quando si è coinvolti sentimentalmente con una personalità patologica, rigida e distruttiva.

Il problema si crea in particolare in coloro che si imbattono in storie sentimentali con narcisisti distruttivi, vampiri affettivi che scelgono con molta attenzione le loro prede. Le vittime predilette di questi individui sono infatti persone totalmente incapaci di immaginare che l’altro possa essere ‘distruttivo’, che cercano sempre di trovare delle spiegazioni logiche al suo comportamento e di evitare ogni malinteso. Ricordiamoci che chi non è perverso non può immaginare che possa esistere manipolazione e malevolenza in determinati soggetti.

Di fronte all’attacco perverso le vittime coinvolte affettivamente con i vampiri, si mostrano comprensive e cercano di perdonare. Amore e ammirazione le spingono a pronunciare frasi del tipo “Se è così è perché è triste e infelice. Lo aiuterò, lo guarirò!”.

Molte vittime fanno della salvezza dell’altro una vera e propria missione di vita. Ecco che si stabilisce quindi un circuito malsano dove la vittima si nutre della speranza di cambiare l’altro e l’altro sferra senza pietà i suoi attacchi proprio perché nessuno lo contrasta, anzi viene capito e accolto.

Le vittime si illudono, sperano, non prestano attenzione agli evidenti segnali di manipolazione dell’altro, si accontentano di poco, pochissimo e si rifiutano di rendersi conto che non è giusto sopportare soprusi e umiliazioni.

Ci troviamo dunque di fronte a coppie formate da narcisisti perversi rigidi e vittime passive che cercano sempre di capire, di giustificare, mettendo da parte la propria dignità e alimentando la falsa speranza che il carnefice raggiunga prima o poi la consapevolezza delle sue azioni.

Ci si chiede spesso perché le vittime non reagiscano. La risposta è semplice, non lo sanno fare. Spesso sono reduci da esperienze infantili dove non hanno sviluppato alcuna capacità di espressione delle loro emozioni e bisogni, dove non si sono potute permettere di ‘ribellarsi’. Queste persone hanno imparato che per essere amati bisogna sempre accettare, capire e spesso ‘salvare’ e si sentono in colpa se non riescono a contribuire a questa missione. Nel frattempo, mentre il tempo passa, si mettono sempre più da parte e la loro identità ne risente fino ad annullarsi nei casi più gravi. Quando ciò accade il carnefice ha raggiunto il suo scopo.

Più il rapporto va avanti, più  il coinvolgimento aumenta, più è difficile per chi subisce riuscire a liberarsi. Non è un caso che spesso le vittime, quando il loro carnefice è assente, sono più lucide e riescono a ‘vedere  meglio’ la realtà che le circonda. Ma basta che entrino nuovamente in contatto con il partner per azzerare tutto il negativo e ritornare a subire, a comprendere, ad accettare, a ‘non vedere’, a volere a tutti i costi salvarlo, cambiarlo.

Cosa accade quando questo circuito si protrae per troppo tempo? Si cronicizza in modo pericoloso: la vittima non si accorge di essere manipolata, il carnefice colpisce sempre più forte.  Spesso quando la violenza si fa troppo evidente il mistero viene svelato da persone che intervengono dall’esterno.

Se si sospetta di far parte di uno di questi circuiti può essere molto importante chiedere aiuto a uno psicoterapeuta che permetterà alla vittima di comprendere meglio questi processi e imparare a gestirli per ‘liberarsi’ .

Gli indizi di un processo di ‘vampirizzazione’ ci sono sempre, la maggior parte delle volte però non vengono ascoltati, alla luce dei meccanismi sopra evidenziati. E più non vengono ascoltati più sarà difficile riconoscerli e difendersi.

Inutile ostinarsi a voler salvare chi non vuole essere salvato. Pensiamo piuttosto a metterci in salvo da persone che ci abbattono la dignità ricordandoci che l’amore è un’altra cosa…


Riferimenti bibliografici:

Molestie Morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro. Autrice: Marie-France Hirigoyen, Edizioni Einaudi